Il rapporto psicoterapeutico come atto d’amore: una sfida per il nostro tempo

Molto vien detto su cosa fare e come affrontare questi tempi bui.

Dopo un primo momento di grande spinta sociale, proteste nelle piazze e ampia diffusione di interventi sul dissenso tramite i social, ora a che punto siamo? Che cosa ci aspetta e qual è il modo migliore di prepararci a ciò che accadrà? È possibile modificare in qualche modo il corso degli eventi?

Alcuni dicono che bisogna unirsi, altri che bisogna fare un lavoro su di sé. Io penso che sia necessario fare un lavoro su di sé per potersi poi unire ad altri, per poter veramente comprendere gli altri. Il recente insuccesso delle elezioni, molto prevedibile, data la frammentazione dei gruppi che si esprimevano contro il Sistema, è stata la prova di quanto difficile ancora sia l’unione. E quanto abbiamo visto avverarsi in politica, è ciò che sta succedendo nelle relazioni interpersonali, nelle famiglie, nella coppia, nelle amicizie, nei gruppi di lavoro e nelle piccole e grandi comunità. La difficoltà di relazione interpersonale è sempre più evidente, a volte porta a drammatiche spaccature e profonda sofferenza, che si aggiunge alla già difficile situazione imposta dal Sistema.

Da una parte viene da pensare che sia molto lontano, nel futuro, il tempo in cui l’essere umano possa mettersi veramente in ascolto di un altro essere umano e condividerne o accoglierne i vissuti interiori. Da un’altra è assolutamente necessario e urgente cercare questa “purificazione” nelle relazioni, senza la quale non possono formarsi le comunità animate da autentica fratellanza, ossia centri di Luce, contro i quali le Forze dell’Ostacolo non possono agire.

Ma perché avvenga questa unione, è necessario prima aver trovato l’unione con se stessi.

Se prima non incontro il mio vero Io, se prima non mi confronto con le difficoltà o le ombre ancora presenti nella mia anima, non sarà mai possibile arrivare all’unione con l’altro.

Una delle possibilità per incontrare se stessi è oggi il rapporto psicoterapeutico.

La psicologia e la psicoterapia hanno purtroppo subito il grande affronto che la scienza materialistica ha portato in tutte le discipline, comprese quelle umanistiche, le quali avrebbero dovuto esserne maggiormente preservate. I testi di psicologia si basano spesso su tecniche dei test, statistiche, studi cognitivisti e comportamentisti, con il risultato di paragonare l’uomo ad un computer e indicando, quale soluzione ad un uomo che sta cercando il senso della sua vita, la semplice modificazione degli aspetti più esteriori della sua personalità.

A questa sterile visione dell’essere umano e dell’immensa ricchezza che abita in esso, si può opporre quale sfida per il nostro tempo, una psicoterapia spirituale. Nomi come Carl Gustav Jung, o Roberto Assaggioli dovrebbero riempire le biblioteche e l’anima di un terapeuta che veramente desideri ricondurre l’essere umano alla propria Individualità. Su di loro si leva ulteriormente il gigantesco lavoro di Rudolf Steiner.

Rudolf Steiner non si è occupato di psicologia in senso stretto, ma ogni insegnamento da lui portato, ogni frase dei suoi numerosissimi libri, è un dono per l’anima, un insegnamento che oltre a rafforzare la figura del terapeuta e i contenuti che costui può offrire ad un suo paziente, dà una visione così completa e sperimentabile dell’uomo, che non si può non riconoscerne la verità e la profonda forza trasformativa.

L’Antroposofia è quanto di più elevato il mondo dello Spirito abbia potuto offrire all’uomo. In questo senso si pone come via d’elezione per un lavoro di ricerca su se stessi, e di conseguenza, come via d’accesso all’interiorità dell’altro e ad un’unione che non sia dettata soltanto da un superficiale concetto di dissenso o di libertà, ma da un autentico “destarsi all’anima altrui”.

Come possiamo intendere una psicoterapia antroposofica?

Terapia, che nel greco antico è therapeia, significa servizio. Il terapeuta sarebbe quindi colui che serve, che si mette a disposizione, che si prende cura, che ha premura ed interesse per la persona o la situazione per cui si mette al servizio. Terapia ha anche un’accezione che si può intendere come un “soffrire con”, un partecipare empatico alla sofferenza o ai problemi altrui.

Al giorno d’oggi tale termine sembra aver completamente smarrito il suo senso originario. Se pensiamo a quando un medico dà una terapia, che in genere significa prescrivere dei farmaci, sappiamo che in questo c’è assai poca partecipazione alla sofferenza dell’altro, più spesso c’è un obbedire a degli ordini che vengono imposti o suggeriti da fonti che sono del tutto impersonali e lontani da ciò che vive in quel momento nell’anima di chi ha chiesto un aiuto.

Lo stesso uso della parola terapia non è corretto. Infatti, si dice: “le dò una terapia”, oppure, “ha preso la terapia”? Ma la terapia non è qualcosa di materiale che si dà, terapia non è un oggetto, ma un’azione, un’azione che richiama il servire.

Una psicoterapia vuol dire allora mettersi al servizio della psiche dell’altro. Psiche vuol dire anima, quindi il terapeuta si dovrebbe mettere al servizio dell’anima del suo paziente.

Ma cos’è l’anima e come si fa a mettersi al suo servizio?

Un po’ tutta la psicologia si occupa dell’anima, ma assai poche volte si trova, nei libri di testo dell’Università, la parola Anima. Lo stesso vale per la parola Amore.

Queste due parole, Anima o Amore, avevano invece per me fin dalla prima infanzia una risonanza tra loro simile nell’espansione interiore che producevano, come di un ampio respiro che collegava al tutto, al mondo, al cielo. Ma quando decisi di studiare psicologia per capirci qualcosa di più, trovai purtroppo che questi due termini erano quasi totalmente ignorati.

Gli studi universitari trattavano di dinamiche affettive, emotive, di sessualità, di complessi ed altro, ma queste due parole, Anima e Amore, restavano un mistero dal punto di vista della comprensione della loro essenza.

Tuttavia, nella mia professione e nei miei scritti io le ho sempre usate, con molta gioia e con una certa intensità, e ho potuto notare che questo faceva molto bene alle persone che ho avuto in trattamento. Oggi mi diventa sempre più raro parlare di psiche, bensì di anima. E sull’amore, pur con il dovuto grande rispetto che questa parola merita, nel suo carattere di eternità (amore significa “senza morte”) quando sento che l’anima dell’altro è abbastanza aperta per ricevere questa parola e tutto il suo nutrimento, allora la pronuncio.

Su queste due parole, Anima e Amore, mi è venuto incontro il grande Rudolf Steiner, che in un certo senso le mette insieme e mi ha dato modo di comprendere finalmente l’affinità che esiste tra loro, oltre che a spiegare cosa avviene veramente in terapia, o meglio in una psicoterapia.

Ecco le sue parole, tratte dalla decima conferenza dell’O.O. n. 120, “Le manifestazioni del Karma”, del 1910:

Che cos’è l’essenza dell’animico?… Se indagassimo con mezzi scientifico spirituali la sostanza, la reale essenza fondamentale dell’animico… ci si paleserebbe che tutti i fenomeni animici sulla Terra, pur così diversi, ci si presentano come modificazioni, come molteplici trasformazioni di ciò che deve essere chiamato amore. Ogni moto di carattere animico, dovunque esso si presenti, è in qualche modo amore modificato”.

Poi aggiunge, e qui Steiner comincia a far riferimento ai “terapeuti psichici”, come lui li chiama:

“Che cosa è stato contaminato dall’elemento luciferico della nostra Terra? L’amore! Pertanto soltanto con un apporto d’amore possiamo avere un reale aiuto affinché l’elemento karmico  si svolga in maniera adeguata e giusta”.

“In tutto ciò che diventa causa di malattia (Steiner intende sia la malattia sul piano fisico che su quello psichico) dobbiamo vedere nell’amore che è stato leso nell’animico dall’influsso luciferico, un elemento a cui dobbiamo aggiungere qualcosa. Dobbiamo infondere amore affinché possa essere un aiuto il fluente atto d’amore”.

Ecco, questa dovrebbe essere una psicoterapia: un fluente atto d’amore.

Ovviamente, queste considerazioni sull’amore quale aiuto in terapia, affondano le loro radici sull’ampio tema del karma, o del destino, e sulla domanda che ogni medico, psicologo, educatore, dovrebbe porsi nella sua opera di aiuto all’altro. La domanda, che ha un’importanza enorme, sia per quanto riguarda il destino individuale che il destino della Terra tutta, è: che diritto abbiamo, che diritto ho di togliere il dolore a qualcuno, se questo dolore è per costui un mezzo di redenzione, di trasformazione, di purificazione, di liberazione dal suo Karma? Non è che togliendogli il dolore vado ad agire contro una grande Legge che soltanto esseri divini possono governare? È possibile per un uomo agire sul Karma di un altro uomo?

La risposta è: Sì, è possibile, a condizione, che questa azione sia un’azione d’amore. Solo attraverso l’amore non ci poniamo in contrasto con le leggi evolutive.

La Terra ha per sua missione il divenire Cosmo dell’Amore, così come l’Antica Luna fu il Cosmo della Saggezza, e l’Antico Sole il Cosmo del Vigore. La Terra sarà il Cosmo dell’Amore, gli esseri umani gli Spiriti della Libertà (poiché non c’è Amore senza Libertà) e quindi è chiaro che le nostre azioni, anche al di fuori di una psicoterapia, dovrebbero andare sempre, sempre nella direzione dell’amore, altrimenti non ci facciamo partecipi dell’evoluzione terrestre, rischiamo di bloccarla.

In questo senso, quello che abbiamo vissuto in questi due, ormai quasi tre anni, è stato tutto fuorché amore. Se pensiamo ai vaccini, ad esempio, cioè alla “terapia” vaccinale (perché così la chiamano), cosa ha a che fare con l’amore, con il servizio, con il prendersi cura attraverso una certa premura, una certa preoccupazione, quando viene invece imposta forzatamente, con ricatti che ledono in massima misura la libertà e la dignità dell’uomo? È abbastanza chiaro che chi agisce dietro le quinte di tutto questo ha tutto l’interesse a bloccare l’evoluzione dell’uomo e della Terra. Ed è chiaro che questa non è terapia e che l’umanità è stata ingannata.

Poi Steiner continua: “Cosa viene comunicato dal terapeuta a chi deve essere curato?… Il fenomeno è da intendersi nel senso più elevato come un atto di sacrificio, l’immolazione di una forza che altro non è se non forza d’amore trasformata…”.

In queste pagine poi viene spiegato come tra terapeuta e paziente si verifichi una sorta di scambio di tensioni, una polarità, come tra un polo positivo e negativo. Qualsiasi sia la tecnica che viene usata, ciò che veramente “cura” l’altro è la “sostanza” interiore del terapeuta, che viene offerta in sacrificio a colui che deve essere curato.

Usare oggi il termine sacrificio può forse portare dei dubbi. Anche il nostro attuale papa si è pronunciato negativamente rispetto a questo termine, collegandolo a una forma di sofferenza ormai superata, ma il termine sacrificio va inteso nel suo senso originario, di sacrum facere, rendere sacro.

E cos’è questo sacro?

Credo che per comprendere la natura profonda dell’amore dobbiamo risalire fino all’origine del nostro cosmo, del nostro sistema solare, dal quale tutto è partito, anche noi esseri umani.

Sappiamo dalla Scienza dello Spirito che il nostro cosmo si è formato attraverso il sacrificio dei Troni, questi elevati esseri angelici, chiamati Spiriti della Volontà, che hanno offerto in sacrificio ai Cherubini, cioè alla Gerarchia a loro superiore, la loro sostanza, che era appunto la Volontà. Da questo atto originario di sacrificio di una sostanza spirituale si è formato un grande globo di calore, la prima incarnazione planetaria della Terra, che chiamiamo Antico Saturno. Da questo immenso globo di calore poi è derivato l’Antico Sole, l’Antica Luna, e infine la nostra attuale Terra, la quale procederà poi verso altre incarnazioni planetarie.

Questo è un tema molto vasto ed estremamente interessante per comprendere la natura umana e la sua evoluzione, ma quello che è importante è vedere che noi esseri umani e la nostra Terra siamo sorti da un atto sacrificale, il sacrificio di ciò che chiamiamo Volontà. Tale atto ha generato il calore (un calore che possiamo definire come un tepore materno), e dal calore a poco a poco è derivata la vita.

Se ora ci chiediamo cos’è l’amore e perché l’amore è così indispensabile perché la vita e l’evoluzione possano proseguire, possiamo trovare in questo calore materno primordiale, frutto di un sacrificio, la natura vera e propria dell’amore.

Al sacrificio possiamo aggiungere quella che viene chiamata “virtù donatrice”, e questo è avvenuto su Antico Sole, e poi la “rinuncia”, che si è sviluppata su Antica Luna.

Quindi Sacrificio, Dono e Rinuncia sono le Sostanze Madri di ciò che sulla Terra sarà l’Amore, il cui esempio lo possiamo riscontrare ai massimi livelli nella vita e nelle opere del Cristo Gesù.

Questi tre termini, così fuori moda nel mondo in cui viviamo, fatto per lo più di egoismo, opportunismo, tecnicismo, materialismo fino al transumanismo, si presentano come la sfida più profonda e più evolutiva per questo tempo oscuro. Sono qualità dell’anima che formano la sostanza dell’amore, di quell’amore da cui siamo stati formati e a cui dobbiamo tendere se vogliamo salvarci e salvare la missione della Terra.

Se guardiamo ora alla psicoterapia, cioè a un atto dove un essere umano aiuta un altro essere umano a guarire dalle proprie ombre interiori, a dirigere le sue forze verso la realizzazione della propria Individualità, la quale è preziosa e custodita con cura dalle entità angeliche che ci guidano, non può prescindere da questo amore. Se non c’è nel terapeuta, almeno in un certo grado, la capacità di offrirsi, poco probabile è un risultato veramente trasformativo.

Quando Rudolf Steiner parla di questo atto sacrificale quale scambio di tensioni tra terapeuta e colui che viene curato, vuol dire che la sostanza interiore del terapeuta si riversa nell’altro, e questo accade al di là delle parole o delle tecniche che vengono usate, accade secondo processi che possono anche essere ignorati dalla coscienza di entrambi, in quanto operano nell’anima e soprattutto nell’eterico.

E’ come se un flusso invisibile di energia scorresse dalle profondità spirituali del terapeuta a quelle del paziente. Sul momento il terapeuta, che compie appunto questo atto sacrificale, cioè offre in aiuto la sua intima sostanza, ne è come impoverito, ma contemporaneamente, dal paziente e dalle forze del suo Io Superiore che vengono così attivate, si riversano forze nuove anche nel terapeuta. Quindi ciò che scorre da terapeuta a paziente, ritorna dal paziente al terapeuta rinnovato in una forma superiore.

È in questo senso che possiamo leggere le parole del Cristo: “Quando due o più si riuniscono nel mio nome Io Sono in mezzo a loro”. Cioè, quando due persone si mettono in un rapporto dialogico (la parola dialogo è formata da “dia”- attraverso, e “logos”- Cristo, quindi “dialogo” vuol dire attraverso il Cristo) con comprensione reciproca, per trasformare la vita nella direzione del bene interiore, che in altre parole significa trasformare e spiritualizzare ciò che vive nell’anima verso l’Io Superiore, allora lì agisce il Cristo. Allora lì viene compiuta un’azione che può modificare il Karma e che è consentita dal Cristo, ossia dal Signore del Karma.

Sappiamo che il nome esoterico del Cristo è “Io Sono”, quindi quando due “Io” (la cui natura è sempre legata all’Io Cristico), si mettono in ascolto reciproco, in dialogo reciproco, il Cristo stesso suggerisce loro le parole, le tecniche, la via per la guarigione o la trasformazione.

Per un terapeuta che sia compenetrato di Scienza dello Spirito, sarà molto più facile e con tempi abbreviati porgere aiuto, perché la sua anima sarà più intensamente formata in senso spirituale e quindi più vicina a quanto ogni anima chiede per il suo risanamento e la sua evoluzione.

Tuttavia, ogni relazione terapeutica veramente sana e libera, che si compia attraverso un’ apertura onesta e priva di giudizi e pregiudizi, dove la fiducia sia il suolo delle parole pronunciate e dell’invisibile linguaggio del corpo che traduce con sincerità la purezza delle intenzioni degli “Io”, allora questa relazione diviene veramente un reciproco dono, una forma autentica di amore incondizionato, e quindi una via per raggiungere nell’oggi quell’intima pace di cui abbiamo tanto bisogno e a cui dobbiamo tendere perché il caos in cui stiamo vivendo, che altro non è che il riflesso del nostro caos interiore, si risolva nella tensione positiva verso l’Essenza, verso l’Essere, verso l’Individualità, ossia verso la scoperta della nostra natura spirituale alla quale, in quanto esseri umani, profondamente aspiriamo.

Perché non capisconooooo !!! ???

Il dramma della dissonanza cognitiva.

“Perché non capiscono?”

Questa domanda, o meglio, questo urlo dell’anima, abita in tutti coloro che stanno lottando per la Verità, in tutti coloro che, da quasi due anni, hanno chiaro come nell’attuale sistema di governo ci sia un oltraggio grave alla libertà, ossia al valore fondamentale di ogni essere umano, al valore più sacro che un essere umano possiede.

Sembra davvero strano che una maggioranza di persone non veda e non comprenda quello che sta accadendo. E se da una parte verrebbe voglia di urlare “svegliatevi!”, dall’altra è importante cercare di comprendere cosa accade nelle loro menti e nei loro cuori.

Si parla molto di dissonanza cognitiva, sulla quale non si può non concordare. Ma perché? Perché la gente è caduta in dissonanza cognitiva, in dissociazione mentale, in una sorta di assenza di pensiero logico, al punto da far pensare che veramente i normali circuiti neuronali non funzionino più?

Davanti alle più evidenti contraddizioni imposte dal sistema, davanti alle incoerenze più estreme, ancora si dà ragione al sistema. 2+2 fa 5? Ebbene sì. 2+2 fa 5. Così afferma oggi una gran parte dell’umanità.

In questi due anni non c’è stato un giorno in cui non mi sia chiesta cosa stia accadendo alla mente della gente. All’inizio ero abbastanza sicura che le persone si sarebbero accorte, poi ho cominciato ad essere amaramente stupita che questo non accadesse, poi terribilmente delusa, disperata e rassegnata. E poi… poi mi sono rialzata e ho cercato di capire.

Però, se metto insieme tutte le conoscenze di psicologia e neurologia, e l’esperienza quotidiana che vivo a contatto con l’anima umana da oltre trent’anni, non riesco ad avere una spiegazione convincente.

All’inizio pensavo che la gente fosse paralizzata dalla paura – e questo è stato sicuramente vero sul principio –  ma in tutto questo tempo qualche “vacanza” dalla paura è stato possibile prenderla, qualche momento di calma per ragionare c’è sicuramente stato per tutti. Poi ho cercato di rispolverare alcuni esperimenti di psicologia, nei quali è stato dimostrato che l’obbedienza all’autorità è un tema ancora molto presente nell’umanità di oggi, così come l’adeguamento alle idee comuni, poiché sostenere lo sforzo di dissentire dall’autorità o dall’opinione della maggioranza, richiede uno sforzo e una sicurezza in sé, ancora troppo lacunosi.

S. Freud, nel suo bel libro “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, vedeva con chiarezza come l’Io individuale tenda a dissolversi nel gruppo.

Tuttavia, è anche vero che chi non si riconosce nel sistema non è totalmente solo oggi di fronte alla massa, o di fronte all’autorità. Se si stima che siamo il 33%, vuol dire che ogni tre persone ne possiamo trovare una che ha un pensiero simile al nostro, e questo permette di non soffrire più di isolamento, di non riconoscimento, di non appartenenza. Ma se anche non fossimo il 33%, fossimo anche soltanto il 10%, o addirittura l’1%, lo stesso possiamo trovare una persona su 100 che condivide il nostro pensiero.

Quindi credo che non sia sufficiente la giustificazione della riverenza all’autorità, o quello di adeguamento al pensiero comune per mancanza di forza personale o di sostegno da parte di altri.

Certo è vero, ci vuole forza per dissentire, forza per disubbidire, forza per opporsi, forza per mantenere saldi i propri ideali, forza per stare fuori dal gruppo, ma non si è soli, non siamo soli, siamo tanti, anche se in minoranza, siamo tanti.

La Scienza dello Spirito insegna che questa è l’epoca dell’Anima Cosciente, ma purtroppo il livello di coscienza è ancora molto basso non solo nella maggioranza delle persone, ma anche in chi sta ai vertici della politica, dell’economia, dell’informazione, della scienza e perfino della religione. Non c’è Coscienza, e siamo molto in ritardo rispetto allo Spirito del Tempo e a ciò ch’Egli vuole fecondare nell’anima umana.

Ma la cosa ancora più tragica è che, oltre al mancato sviluppo di un’Anima Cosciente, la maggioranza degli esseri umani non ha ancora raggiunto l’Anima Razionale (la cui maturazione dovrebbe essersi compiuta già dagli inizi del quindicesimo secolo) o forse l’ha perduta, dal momento che accetta che 2+2 fa 5.

Cos’è successo?

Molti fattori hanno contribuito a fare dell’uomo un essere mutilato nell’Anima Razionale e nell’Anima Cosciente: un’educazione scolastica priva del senso che un bambino può dare alla vita; una medicina che conosce soltanto il corpo fisico dell’uomo e nient’altro; un’alimentazione prosciugata della linfa vitale; un mondo mediatico e tecnologico che inaridisce ogni facoltà pensante; la ricerca di un benessere esclusivamente materiale; i dogmatismi religiosi da un lato e la rincorsa a sfrenati e distorti piaceri sessuali dall’altro… e molto, molto altro hanno portato a ciò che vediamo oggi, con stupito orrore, agire nelle anime umane.

L’adeguamento a una società senza cuore e senza scopo ha sedotto milioni di giovani che erano le nostre speranze, gli ex “bambini indaco” nei quali molta fiducia avevamo posto, noi delle precedenti generazioni, affinché portassero il cambiamento di coscienza tanto atteso.

E invece i primi ad adeguarsi sono stati proprio loro, i giovani, quelli che in casa urlano contro i genitori e fuori si sottomettono al potere con così elevata assenza di critica!

Dove si è smarrito il loro grande potenziale spirituale? Gliel’abbiamo rubato noi, purtroppo, preparando loro il mondo che abbiamo preparato.

 

Ma andiamo avanti. Dunque, a cosa è dovuta questa dissonanza cognitiva?

Obbedienza alle leggi imposte, adeguamento ai modelli proposti dal mondo mediatico, mancanza di autentica forza interiore e di autonomia del pensiero, tutto questo è sostenuto da un sentire dove dominano paura, rabbia e anche invidia. La rabbia e l’invidia si sono aggiunte alla paura in tutti coloro che credono alla narrazione ufficiale. Rabbia e invidia si scagliano nei confronti di coloro che hanno saputo sottrarsi all’abominio di ciò che viene imposto.

E questi sentimenti negativi, uniti alla debolezza di un “Io” che non sa reggersi su se stesso, hanno sicuramente contribuito ad arrestare il libero e autonomo flusso del pensiero.

Ma nonostante finora si sia capito questo, io credo che il problema stia altrove, stia ancora più in profondità. Credo che il vero problema coinvolga gli strati più profondi dell’Essere, ed è il problema della Verità.

Il principio di ogni cosa, la spiegazione di ogni cosa, si trova nella natura spirituale che è in noi, nella nostra Natura Superiore, che oggi si tenta di calpestare così duramente.

C’è da chiedersi perché qualcuno ha intuìto subito l’inganno che si stava preparando per l’umanità, e altri non l’abbiano né intuìto né visto, nemmeno ora che le ambiguità si fanno sempre più assurde e sempre più evidenti, nemmeno ora che la morsa stringe sempre di più.

Al centro del nostro Essere abita la Verità. Siamo tutti figli della Verità, indipendentemente da ciò in cui crediamo.

Gesù ha detto: “Chi è dalla verità ascolta la mia voce”.

Ascoltare la voce del Cristo Gesù significa approdare all’intima sostanza di cui è intessuto il nostro Io. Ma per arrivare a quella sostanza è necessario stare nella Verità, vivere in Verità, dire la Verità. Significa guardarsi profondamente dentro, mettersi in ascolto della propria Voce Interiore, significa accogliere il silenzio e la solitudine, e non di rado anche il dolore, senza fuggire. Non è un caso se coloro che “capiscono” sono per la maggior parte persone che si sono risvegliate dopo un’esperienza dolorosa e successivamente hanno fatto percorsi personali di autoconoscenza o percorsi spirituali; oppure persone che hanno saputo vivere nella semplicità e nella purezza del loro cuore.

Nel cuore sta la Verità. Lì, il nostro Io Superiore, la scintilla divina in noi, ci parla, e se siamo sinceri con noi stessi e con gli altri, quella Voce ci diviene sempre più nota e ci guida in tutte le molteplici situazioni della vita, anche le più impreviste. Essa è come un faro che sempre ci dice cos’è e dov’è la Verità.

Chi è dalla verità ascolta la mia voce”.

“E Pilato disse: cos’è la verità?”

A questa domanda Gesù tace. Egli non può dare risposte, perché la risposta ognuno la deve trovare in sé; perché la risposta non riguarda qualcosa che viene da fuori, dal mondo che Pilato rappresenta e nel quale tutti noi viviamo.

Cos’è la Verità?

Si può dire che la Verità è un’obbedienza, un mite e dolce “Sì” a ciò che abita nel nostro cuore.

Siate nel mondo, ma non del mondo”.

Non è l’obbedienza al sistema, è l’obbedienza alla voce del cuore.

In questi lunghi mesi d’inganni e menzogne, dove i maggiori nostri nemici non sono più soltanto i nostri governanti, bensì spesso i nostri vicini, e persino i nostri famigliari, si è tuttavia rafforzata l’adesione all’intima Verità, alla voce divina in noi.

La sofferenza che ogni giorno viviamo, poiché ogni oltraggio alla Verità lacera l’anima ed è impossibile evitarla, ci rende però più forti e più buoni. E attraverso la bontà ce la faremo.

Quindi, alla domanda: perché non capiscono? Si può rispondere: perché si sono auto impediti l’accesso alla Verità. Hanno creduto nella verità del fuori e non nella verità del dentro, hanno obbedito alla verità di Pilato e non a quella di Gesù.

E di fronte a questo non si può che provare compassione e perdono “perché non sanno quello che fanno”, non sanno quello che pensano e non penetrano in quello che sentono.

Ma a noi sta la certezza, anch’essa riposante nella Verità, che la più alta Verità prima o poi verrà a noi per lenire le nostre ferite e guidarci dolcemente verso Casa.

San Michele 2021

Aggiungo all’articolo precedente, che pubblicai qualche anno fa, alcune riflessioni sulla situazione attuale, che richiama da più parti la preghiera e l’invocazione a San Michele, specialmente in questi giorni in cui Egli inizia la sua intensa azione autunnale.

Tutti speriamo in un suo intervento deciso e nella possibilità che queste Tenebre che ci avvolgono e che ci tolgono la Libertà ogni giorno di più, possano essere vinte dalla sua Spada di Luce.

Tuttavia, come già scrissi, non possiamo chiedere disperatamente aiuto e nel frattempo stare a guardare. Siamo stati fin troppo pigri ad osservare un mondo che anno dopo anno, da diversi decenni, sprofondava verso l’abisso.

Dove eravamo? Dov’era in noi la forza micheliana? Siamo stati in grado di sviluppare un pensiero compenetrato di cuore, un cuore compenetrato di pensiero, e una volontà integra e pervasa di contenuti morali?

Forse davanti a queste domande traballa la nostra coscienza, ma queste sono in realtà le autentiche domande micheliane. E poiché tutti stiamo sperando in Lui, se non l’abbiamo ancora fatto, diamoci da fare, in quel po’ di tempo che ancora ci è concesso, a ripulire le tenebre della nostra anima affinché si schiariscano anche le tenebre esteriori, cominciamo a vivere profondamente nella bontà, nella bellezza, nella verità, a maturare quella particolare forza che nasce dalla saggezza del cuore e dal “destarsi all’anima altrui”.

La nostra dolce Italia è toccata in due punti dalla Linea Sacra della sua Spada, questa perfetta linea retta che parte dalla Palestina e arriva in Irlanda. L’Italia è l’unico paese ad avere due luoghi in cui pulsa questo vigore spirituale micheliano, uno è Monte Sant’Angelo in Puglia, l’altro è la Sacra di San Michele in Piemonte.

Ed è per questo che oggi siamo così tormentati. Le forze delle Tenebre si aggirano maggiormente nei luoghi dove irradia la Luce. Esse si contendono questa nostra culla di cultura, di arte, di storia, di spiritualità, ma soprattutto il suo essere territorio del futuro destino dell’uomo (come indicato da Rudolf Steiner). Esse vogliono rubare la natura intima del popolo italiano e la potenzialità delle sue forze evolutive.

Alcuni chiedono: cosa aspetta Michele ad intervenire?

Proviamo a rispondere con le parole di Emil Bock, tratte dal suo libro, “Apocalisse”:

In un’epoca di Michele è difficile far valere l’elemento spirituale: l’arcangelo manifesta a noi il suo amore difficile da comprendere perché si aspetta che noi continuiamo la lotta da lui combattuta in cielo contro le potenze del drago. In un’epoca di Michele c’è sempre il pericolo di un diluvio che inondi l’anima…

E’ della massima importanza, nella struttura generale dell’Apocalisse, che il nome di Michele venga fatto esattamente nel punto centrale del libro, nel cuore… L’Apocalisse rivela così il suo segreto centrale. Si manifesta così essere il vero libro di Michele… E’ lui il regista dietro la scena, la forza propulsiva del dramma…

Michele ama quel che si conquista con fatica più di quel che si conserva con pia devozione. Chi si proietta con volontà verso il futuro si può sottrarre all’incantesimo del drago.

Se meditiamo queste parole, sentiremo profondamente che Michele aspetta noi, specialmente noi del Nord Est, perché la nostra gente è volitiva e la nostra terra è sorgente di forti impulsi rivolti al futuro, di radici per un mondo libero che cresca in comunità e fratellanza. Questo è il “nuovo” verso cui tende Michele e verso cui dobbiamo tendere con fatica e grande volontà, nonostante il diluvio che inonda l’anima.

Michele attende le nostre azioni. Egli non è soltanto il Signore delle milizie celesti, ma anche delle milizie terrestri. Egli è un Essere silenzioso, che osserva attentamente la natura morale del nostro agire, la nostra disciplina, il nostro coraggio.

Volto del Cristo, Guardiano della porta del Sole, Paladino di Maria: questo e molto altro è Michele. Egli ama la Terra e l’umanità. Offriamogli il nostro amore con tutte le nostre forze. Noi dovremmo essere una piccola Luce per la sua Veste Radiosa, una dolce Parola per le sue Benedizioni, un generoso Seme per la sua Saggezza, una Mano aperta per accogliere e continuare la sua Azione.

Facciamo che questo autunno, che si presenta già col cupo aspetto di una profonda sofferenza, possa essere per Lui un momento in cui vede la nostra forza congiungersi alla sua in un’alleanza di fedeltà e amore.

Concludo inoltrando la canzone: “Il peregrino e l’Arcangelo”, di Alba Sali, augurando a noi tutti di far nostre le parole finali: “Offro alla strada tutto il mio impegno, unico desiderio è esserne degno”.