Se il maschile può essere rappresentato con una linea diritta, il femminile è sicuramente una linea concava. Questa concavità è tutto ciò che il femminile racconta: è il nido, la culla, le braccia materne, la luna. E’ il seno, l’utero, il grembo, la mano. E’ il bacino dei mari, dei laghi, dei fiumi, l’incavo del cuore e la volta del cielo. E’ il vaso, la coppa, il contenitore universale, il calderone della Dea. Ed è molto, molto altro ancora.
In questa concavità si genera e si custodisce la vita. Dalla vita di un seme alla vita dell’universo, tutto avviene nell’umido e caldo interno di questa concavità.
Non vediamo mai cos’accade laggiù. Lo sappiamo soltanto più tardi, quando ciò che era nascosto, appare ai nostri occhi.
Ci hanno detto che dentro è buio. E noi sappiamo che i misteri avvengono sempre nel buio.
Tuttavia, così abbiamo creduto che il femminile sia oscurità. Ma se proviamo a “guardare laggiù”, laggiù, nel punto più basso dell’incavo, nel punto dove s’annida l’oscurità più oscura, laggiù, nell’oscuro grembo femminile, quello che troviamo non è che il volto stesso della Luce.