Rudolf Steiner: un dono senza limiti.

Ricordare il Maestro dei maestri, 100 anni dopo il suo Passaggio della Soglia

Tra le migliaia di curiose domande che si affacciavano alla mia mente quando ero piccola, una era questa: perché le lucciole fanno luce?

Chi sono le lucciole? E perché “chi” sono, e non “cosa” sono?
Tutto ciò di cui Rudolf Steiner parla è un “chi” e non un “cosa”.  In tutto vive lo Spirito e la singola essenza di ogni essere (anche una pietra è un essere, anche un filo d’erba, anche una nube) appartiene allo Spirito. Perciò è un “chi”, ogni cosa creata ha uno scopo ed un suo posto degno di rispetto in questo nostro pianeta e nell’universo.
Rudolf Steiner insegna che le lucciole compaiono nei campi di grano nei giorni di San Giovanni, cioè di colui che battezzò Gesù e che quindi permise che il Cristo discendesse su di lui. E Cristo, infatti, significa “portatore di Luce”.
San Giovanni nacque il 24 giugno, quando il Sole (Cristo-Sole) tocca il punto più alto nel cielo e la Terra riceve la massima Luce.
Da bambina amavo molto le lucciole nelle notti chiare d’estate, quando ancora la terra era coltivata in modo naturale e i cieli erano limpidi. Chi sono le lucciole? Sono per l’uomo la rappresentazione di ciò che gli esseri viventi in altri mondi vedono quando guardano al nostro pianeta in estate: una luce che si accende nei giorni del solstizio. Le lucciole ricordano all’uomo che cos’è la Terra in quei giorni vista dal cosmo.
Rudolf Steiner dava risposte a domande a cui mai nessuno aveva saputo rispondermi, e le risposte erano concrete e spirituali insieme. Nulla nelle sue parole appariva senza realistica coerenza. Tali risposte ponevano nella mia anima i mattoni della grande Casa da cui tutto ha origine.

Il mio percorso con l’Antroposofia ebbe inizio molti anni fa, quando “casualmente” mi trovai in mano un libro dal titolo Le Api, scritto da un autore di nome Rudolf Steiner.
Lessi quel libro tutto d’un fiato e da quel giorno decisi che non potevo rinunciare a quella preziosa fonte di conoscenze occulte.
Avevo passato anni a studiare libri per trovare “qualcosa”, senza sapere precisamente che cosa. Avevo amato molti libri e molti autori, ma alla fine mi rimaneva sempre la sensazione di non aver trovato quello che cercavo.
Anche le più profonde analisi e ricerche mancavano di quel principio da cui può derivare il senso della vita dell’uomo e di tutto ciò che ci circonda.
Una strana ansia mi prendeva quando leggevo e cercavo risposte a ciò che da sempre bussava alla soglia della mia mente e del mio cuore, e quando incontrai Rudolf Steiner seppi che era l’Antroposofia ciò che avevo sempre cercato. Essa viveva in me come certezza da sempre saputa, ma ci voleva qualcuno, qual è appunto Colui che ce l’ha donata, a risvegliarla in me.
Quando terminai di leggere il libro sulle api sentii la pace. La pace dell’anima che finalmente ha trovato ciò che cercava, la pace che permette di sviluppare fede, speranza e amore, la pace di chi si sente finalmente in pace.
Così cominciai a conoscere l’Antroposofia e quell’uomo così speciale che ce l’ha portata. Mi appassionai da subito ai suoi testi, perché in essi non c’era la promessa di facili paradisi, non c’era la richiesta di stare fermi in meditazione per raggiungere un’estasi che soddisfa solo se stessi, non c’era alcuna leggerezza nel parlare dello Spirito.
Ciò che mi faceva sentire a casa era il fatto che lui parlava di api, di lucciole, di fango, di legno, di pietre, e di infinite altre cose ancora, come se tutto fosse preziosamente intriso di Luce.
Anche se afferma cose che sembrano magiche, come quando dice che la farfalla è un fiore chiamato in vita (e questa è la ragione dell’amore tra fiori e farfalle), o quando spiega che il baco da seta prende un filo di luce e lo materializza in un filo di seta, o quando racconta di come gli gnomi lavorano alle radici di una pianta o di come le ondine siano un’emanazione degli Arcangeli, e così via, anche se tutto questo può sembrare magico, in realtà lui lo spiega come se fosse matematica, dicendo perché e perché e perché, legando un significato ad un altro e ad un altro, in una serie infinita di processi “scientifici” che convergono tutti verso un’unica fonte: lo Spirito.
E lo Spirito ci appare allora come un’immensa unità da cui si dipartono infiniti raggi che nutrono la vita dell’intero cosmo.

Chi è Rudolf Steiner?
Una fiaba, una parabola, un enigma, una poesia, un essere divino fattosi uomo o un essere umano fattosi divino, o altro, altro ancora, dove non arrivano le parole, sicuramente un “gigante” dello Spirito, da pochi ancora conosciuto perché la sua grandezza spesso travalica il punto in cui può arrivare uno sguardo umano, benché egli abbia fatto il possibile per rendere lo Spirito accessibile all’uomo.
Molte persone non hanno mai sentito parlare di lui, altre – che lo conoscono un po’, magari tramite una soltanto delle discipline da lui trattate – lo pensano, a seconda dei casi, un filosofo, un pedagogista, un sociologo, un medico, un agronomo, un naturalista, un architetto, un matematico, un artista, un politico, un economista, uno psicologo, un veggente, uno spiritualista; qualcun altro non ha dubbi che egli sia un iniziato, altri, più rari, che sia un grandissimo iniziato.
Egli è, in realtà, tutto questo.
Ma c’è ancora qualcosa che lo rende “più” di tutti i “più” che ci sono stati sulla terra nell’epoca moderna. Non esiste nessuno sul pianeta la cui Opera Omnia sia composta di oltre 350 volumi il cui contenuto di conoscenza s’accresce ad ogni lettura, nessuno che abbia tenuto oltre 6.000 conferenze pubbliche sui più svariati argomenti relativi al mondo sensibile ed ultrasensibile, che abbia saputo raggiungere i vertici della visione spirituale fino a spingersi oltre gli Esseri del Sistema Solare e percepire il mistero della Santissima Trinità, ma soprattutto che abbia saputo contemporaneamente portare lo Spirito in tutti gli ambiti concreti della vita sulla Terra.
Egli è stato uno scienziato dello Spirito che ha lavorato con le mani sulla terra, che ha scavato la terra, scolpito il legno, usato il pennello, la penna e i mattoni. È stato un uomo di pensiero, di sentimento e di volontà. Ha vissuto nel perfetto equilibrio di queste tre forze dell’anima, e ha reso tutta la sua vita un’opera d’amore e di sacrificio per amore, fino all’estremo limite delle sue forze, fino al suo martirio di cui poco si parla anche negli stessi ambienti antroposofici, perché è riconosciuto come nella sua umiltà lui non desidererebbe che se ne parlasse.
Dell’enorme patrimonio di cultura ed amore lasciato all’umanità per la sua salvezza e la sua evoluzione, egli non rivendica alcuna paternità. La sua è stata pura offerta. Quale messaggero della Volontà Divina sulla Terra, quale portatore della Sofia, rappresentante del Cristo e collaboratore di Michele, egli ha vissuto il suo compito fino all’ultimo istante, in un totale sacrifico per l’uomo, senza chiedere nulla per sé.

Rudolf Steiner lasciò la vita terrena, il giorno 30 marzo 1925, alle ore 10 del mattino di un lunedì.
Le sue ceneri riposano ora nel piccolo cimitero racchiuso da una siepe e da grandi alberi, vicino al Goetheanum, l’edificio dove ha sede la Società Antroposofica Universale. Sulla pietra c’è il suo semplice nome con inciso il simbolo dei Rosacroce, la corrente esoterica cristiana medioevale, di cui l’Antroposofia rappresenta la continuazione nell’età attuale ed il collegamento all’impulso di Michele. Sulla pietra sono scolpite le iniziali in latino delle note frasi simboliche rosicruciane:
Ex Deo Nascimur.
In Christo Morimur.
Per Spiritum Sanctum Reviviscimus.
In quel luogo silenzioso si avverte la pace che l’anima chiede quando deve nutrirsi di Spirito. Ma è una strana pace. È come se contenesse una forza, come se non permettesse di riposare fino in fondo.
È come un invito a stare desti, a non dimenticare l’origine: Ex Deo Nascimur (dal divino abbiamo avuto origine); a non avere mai paura: In Christo Morimur (in Cristo la morte diviene vita); ad avere fede nelle forze che lo Spirito dona all’anima umana: Per Spiritum Sanctum Reviviscimus (nei pensieri universali dello spirito si risveglia l’anima).
È proprio così. In quel piccolo cimitero si risveglia l’anima, quindi si percepisce una pace senza riposo. Forse è anche così che Rudolf Steiner ci ricorda come non esista l’“eterno riposo” quale spesso ci è stato insegnato, ma un’eterna attività, in questa vita e nell’Altra e sempre. In perfetta concordanza con l’impulso dei Rosacroce, che portava una saggezza permeata di volontà ed un agire concreto nello Spirito e per lo Spirito, così Rudolf Steiner e tutto quanto di lui continua a vivere sulla Terra, inducono forza lavorativa, profondo impulso all’azione e profonda gioia di lavorare in accordo con i Mondi Superiori, i quali hanno un estremo bisogno dell’opera dell’uomo.

L’amore per Rudolf Steiner e l’Antroposofia nacque in me proprio come nasce l’amore per un compagno di vita o per un’amicizia preziosa. Comincia piano piano a muovere i suoi passi dentro il cuore, in maniera del tutto silenziosa all’inizio, e quando ci si accorge, si vede che il proprio cuore e l’intera vita sono ormai permeati di quel sentimento spirituale, dal quale non si viene mai più abbandonati, perché è come un’acqua che sgorga da una sorgente che non si esaurisce mai e che rinfresca le cellule dell’anima portando giovinezza al corpo ed entusiasmo alla vita.
Coloro che dicono che l’Antroposofia è difficile, in realtà temono di doversi “impegnare” troppo e spesso non vogliono veramente percorrere un sentiero di conoscenza spirituale e di autoconoscenza.
L’Antroposofia è “un’alta scuola di coraggio”, una vera via iniziatica, pertanto non può essere priva di sforzo ed impegno. E come potrebbe essere diversamente, visto che essa è l’“arto” che completa l’Essere della Sofia? Ma proprio in quanto tale essa ha una forza così grande che il cuore ne viene continuamente riscaldato, trasformato, rigenerato. E uno dei suoi segreti è che quando si comincia a comprendere in che modo gli esseri spirituali operano sulla Terra, nasce nel cuore il desiderio di collaborare con loro per realizzare le loro opere sulla Terra. Nasce il desiderio di “fare” qualcosa, qualcosa di “normale”, come piantare una pianta o educare un bambino, ma con uno sguardo “speciale”, pervaso di devozione, con uno sguardo come può essere quello che ha l’Angelo Custode per la creatura che custodisce. Allora ogni azione diventa sacra, si penetra nella natura degli archetipi, si conosce il Respiro che ci respira, si scopre l’essenza di un nuovo ritmo, si diventa liberi. Individui Liberi operanti nell’Amore.

“Se ne stava dinanzi a noi, l’educatore delle anime, come non ve n’era un altro: incarnazione egli stesso della forza conoscitiva dell’amore. Infatti, per quali altri motivi indicava instancabilmente la via verso le sfere superiori della conoscenza se non partendo dall’amore come causa prima?”[1]

“Rudolf Steiner compì nella sua vita l’azione di ricevere dai mondi spirituali l’essere spirituale “Antroposofia” e di inglobarlo nella sfera terrestre. Tale essere spirituale, ora insito nella sfera terrestre, non può essere vinto dalle potenze avverse per il fatto che venga annientata l’una o l’altra delle sue forme d’espressione terrestre, non perde la propria esistenza per il fatto che un decennio cieco non voglia vederlo, non muore anche se una parte dell’umanità terrestre non l’accolga, gli rifiuti o distrugga un laboratorio ed una dimora, poiché è di natura soprannaturale e come tale continua a costruirsi un corpo ex novo”.[2] 

“Come possiamo sopportare tutto quello che ci viene offerto?”… Lo spirito fluiva con un’abbondanza inconcepibile. Ogni campo che Rudolf Steiner toccava diveniva fresco di rugiada. Ogni punto di vista era completamente nuovo, non vi era ripetizione né nelle formulazioni, né nel ragionamento. Ci benediceva una fonte traboccante”.[3] 

“Chi poteva separarsi dalla vista di questo volto che rivelava la spiritualizzazione più pura, come mai era stato possibile ad uomo terreno farne una tale pietra preziosa?
Ognuno stava qui dinanzi a quell’Unico che, in quanto iniziato, aveva fatto l’esperienza della morte già da vivo, aveva spiegato la morte per tutta la vita ed ora era diventato egli stesso un essere trasfigurato nella morte! Il suo volto era illuminato dalla santa purezza di un’atemporalità giovanile. I capelli neri erano folti sul capo pallido e disteso, un’immagine della più compiuta purificazione che riportava la vittoria spirituale su tutti i dolori dell’incarnazione.”[4]

Nelle parole che seguono, scritte da F. W. Zeylmans van Emmichoven,[5] in questo “balbettio”, com’egli stesso ebbe a dire, “perché non ci sono parole per dire l’indicibile”, viene riportato quanto sperimentarono coloro che videro Rudolf Steiner nei giorni successivi al suo trapasso.

“…Era un’immagine di gioia divina e sofferenza umana. “L’amico di Dio e guida dell’umanità” (come l’aveva chiamato Albert Steffen).[6]
Fuori nella natura gli dei facevano festa perché la grande guida dell’umanità giungeva da loro… La sua preghiera sulla Terra era compiuta… si vedeva dinanzi a sé il volto di un santo, senza dolore e senza peccato. Un volto che appariva sovrumanamente grande, ma che conteneva contemporaneamente in piccolo tutto ciò che è bello e buono e vero. Irraggiungibilmente lontano da noi, ma nel contempo assolutamente vicino; divino, ma contenente tutto l’umano. La sua nobile fronte era ancor più luminosa di prima. Gli occhi infossati nascondevano misteri universali. La sua bella bocca parlava un linguaggio universale. Mai si videro tali mani: erano potenti come le mani di uno abituato ai lavori pesanti, ma spiritualizzate fino alle ultime fibre muscolari. Con esse scolpì nel duro legno, scrisse con esse la sua chiara, facile grafia. Ha continuato a dare la mano ad innumerevoli persone, e tutti l’hanno sperimentato come una benedizione…
… Si levò un profumo di fiori che parlava un delicato linguaggio animico… emergevano immagini di un lontanissimo passato… Poi comprendemmo improvvisamente: questo è un evento sovratemporale. Indica un lontanissimo passato, indica un lontanissimo futuro. Qui si fondono passato ed avvenire formando così, uniti, un’eterna immagine macrocosmica. Un’immagine di divina guida dell’uomo e di umano destino universale!… espressione di grandissima saggezza, di profondissimo amore e di massima santità.”

 Anche per me è difficile esprimere quanta grandiosità può portare nella vita la conoscenza delle opere di quest’uomo ed il respiro della sua presenza in esse.
Così come fu per tutti coloro che l’hanno conosciuto veramente, la mia gratitudine è assai piccola cosa rispetto al dono senza limiti ch’egli ha portato all’umanità, al Sì senza limiti con cui ha offerto la sua vita per la Verità.
La densità di significato che, dal lontano giorno in cui lessi le prime sue parole, pervade la mia vita interiore, mi ha donato una forza per cui non temo più alcuna prova. Qualsiasi sia la sfida che la vita mi chiede “so” con ferrea certezza che essa è lavata nel sangue del cuore spirituale.
E questo è il dono più prezioso che ho avuto da lui e per il quale ogni “grazie” è soltanto un soffio.
Spero con tutto il cuore che sempre più persone possano abbracciare coraggiosamente l’Antroposofia, respirare la sua forza e la sua inesauribile gioia, per poterla poi vivificare nell’anima e nella vita.
E se qualcuno pensa che questo sia eccessivo, se qualcuno considera i libri di Rudolf Steiner troppo “complessi, duri, ostici, scientifici”, se qualcuno si sente infastidito o innervosito da quella sapienza che desta intimamente rifiuto dell’impegno che inconsciamente richiede, se qualcuno non accetta ch’egli parli di Spiriti dando loro nomi precisi, che parli di convegni e battaglie nei mondi spirituali con tanto di date come nei libri di storia, se qualcuno non vuole sentir parlare del Cristo e della Sofia perché la sola vibrazione dei loro nomi chiede rinuncia al mondo materiale e costante tensione verso la Verità, e se qualcuno per ancora altre mille ragioni volesse dire “No” all’Antroposofia, si senta pure libero di farlo.
Perché il dono più grande, tra tutti i grandi doni che Rudolf Steiner ci ha portato, è stato l’assoluto rispetto dell’Individuale Libertà. Ed egli sarebbe più felice di sapere che una persona lo rifiuta in Libertà, piuttosto di un’altra che lo accoglie perché ha seguito un consiglio di altri.
Tale Libertà rappresenta infatti nell’oggi il nutrimento di ciò che gradualmente diverrà la forza costitutiva del nostro Io, del suo puro, indistruttibile, eterno brillare.

(Articolo tratto dall’Appendice del mio libro: “Il Sì di Maria”, Edizioni CdL, 2015)

 

[1] Testimonianza di Friedrich Hiebel, che conobbe e seguì gli insegnamenti di Rudolf Steiner nel 1924, quando aveva soltanto 21 anni. Fu insegnante nelle Scuole Waldorf, docente universitario in America, poeta e scrittore. Nel 1963 divenne membro della Presidenza della Società Antroposofica Universale.

[2] Testimonianza di Guenther Wachsmuth, membro della prima Presidenza della Società Antroposofica Universale.

[3] Testimonianza di Kurt Magerstadt, giovane studente in medicina, nel settembre del 1924, quando Rudolf Steiner stava ormai per concludere la sua vita terrena e, nonostante la grave sofferenza fisica, riusciva a tenere circa quattro conferenze al giorno ed avere centinaia di contatti individuali alla settimana.

[4] Testimonianza di Friedrich Hiebel, subito dopo la morte di Rudolf Steiner.

[5] F. W. Zeylmans van Emmichoven, medico, stretto collaboratore di Rudolf Steiner, fu Segretario Generale della Società Antroposofica in Olanda.

[6] Albert Steffen, poeta, membro della prima presidenza della Società Antroposofica Universale.

Verso l’anno nuovo: incontrare le lacrime di Dio.

Dedico questo breve scritto agli uomini e alle donne tristi, a coloro che sono simili a me, a coloro che sentono la tristezza nel cuore per quanto sta succedendo, per il degrado morale di quanto ci circonda.
Un tempo provavo gioia nel sentirmi parte dell’umanità, e stare tra la gente mi provocava un moto d’entusiasmo nel cuore.
Ora invece manca a tutti noi, uomini tristi, o meglio “consapevoli”, quell’atmosfera che un tempo ci avvolgeva e ci portava avanti, con speranza, verso il futuro. Ora è venuta a mancare quell’atmosfera, quell’abbraccio amorevole che scalda e protegge. Viviamo in un senso di vuoto, in uno sguardo che non si colma, in un’attesa trepidante di qualcosa di Nuovo che però si scontra con una realtà che sembra immutabile nel suo bloccare l’anelito alla verità, alla bontà e alla giustizia.
Siamo soli.
In questa prova iniziatica siamo soli, così come è sempre stato in ogni iniziazione. La differenza ora, rispetto al passato, è che ne è coinvolta l’intera umanità, e che il confronto con le Tenebre è molto duro negli ultimi anni.
Le Forze Oscure ci hanno mostrato il loro operato in mille forme, ma molta parte dell’umanità si ostina a non vedere e chiama “progresso” l’aberrante caduta dei valori morali.
Non so se la sofferenza degli uomini “buoni” può attenuare un po’ la sofferenza di Dio.
A chi può pensare che Dio non soffra, io dico invece che soffre, e che se noi cerchiamo “il Cuore nascosto nel cuore”, come ci indica il Vangelo di Maria Maddalena, questa sofferenza appare in tutte le sue lacrime.
Si dice spesso, davanti a certe atrocità: “Perché Dio permette?”. Ma non si potrebbe dire invece: “Perché l’uomo permette?” Può forse Dio bloccare la libertà umana, che è il più grande dono che ci ha dato, può bloccare questa libertà che fa dell’uomo un Uomo?
L’uomo sta facendo di questa libertà un mezzo per disumanizzarsi.
Delle varie forme di inganno e tradimento che l’uomo infligge all’anima dell’Uomo, già di per sé abbastanza lacerata, mi ha particolarmente colpito, in questo 2024, un’immagine, che forse riassume in sé il sapore venefico di questi anni tormentati.
È la parodia dell’“Ultima Cena”, di Leonardo da Vinci, presentata all’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi. Quell’immagine ha lanciato sull’umanità intera la contro-immagine del grande Mistero di Salvezza donato nell’Ultima Cena dall’Essere dell’Amore e della Libertà. Quella parodia è stata il simbolo della contro-salvezza, del contro-amore, della contro-libertà.
È stata una pugnalata inferta al cuore di coloro che custodiscono il Cristo nel Cuore.
E purtroppo, più le Tenebre urlano la loro identità pur di farsi comprendere da un’umanità addormentata, e più il dolore continuerà se tale umanità continua a dormire.
E più continuiamo a prenderci gioco di quanto è sacro, oppure a sorvolare indifferenti su ciò che accade, e più quest’iniziazione sarà lunga e dura.
Non bastano le guerre, il dolore degli innocenti, il tentativo di distruggere l’anima delle giovani generazioni attraverso le vaccinazioni, la propaganda gender, la tecnologia distruttiva, lo scolasticismo sterile, il tradimento della chiesa…
Non basta l’irrorazione velenosa dei cieli, le onde magnetiche di arroganti antenne, i cataclismi provocati, la follia “green”…
Non bastano le immagini di vuota sensualità, l’inganno mediatico, le menzogne pubblicitarie e molto altro ancora.
Questo non è bastato e si è arrivati a prendere in giro l’impulso più sacro della cristianità. E se da un lato tale immagine fa orrore, dall’altro sembra voler gridare, ad un mondo ipnotizzato, la propria povertà, la propria bestemmia. Come non vedere ancora?
C’è così tanto di male che non vorrei nemmeno sfiorarlo con le parole.
Io incontro quotidianamente un’umanità sempre più malata nel corpo e nell’anima. Ma temo che Dio dovrà continuare a permettere questo crescendo di dolore, dovrà lasciare il pianto alle madri, ai ragazzi, ai bambini, agli animali e alla terra tutta e piangerà a sua volta.
E credo e spero che la sofferenza degli uomini buoni, di coloro che sentono la sofferenza del Cristo nel proprio cuore, aiuti un po’ ad asciugare le Sue lacrime, in modo ch’Egli possa, a sua volta, asciugare le nostre.

Buon Anno Nuovo! Che ogni giorno sia davvero per tutti quel passo di Coscienza e di Verità che può sostenere le nostre anime nel loro tendersi verso l’insondabile futuro.

Incontrare se stessi per incontrare l’altro

Radio Gamma 5 intervista Loretta Martello

“La legge degli Specchi”, uno strumento tramandatoci dagli Esseni – un popolo di grande levatura spirituale, vissuto circa 2000 anni fa nei pressi del Mar Morto – è stata codificata da Gregg Braden, geologo informatico e studioso di scienze spirituali. Essa ci consente di riconoscere nella nostra vita il funzionamento degli Specchi. Comprendendo come tutta la realtà attorno a noi non è che un riflesso di ciò che noi siamo interiormente, arriviamo a sviluppare empatia, gratitudine, perdono, compassione, poiché riconosciamo in tutte le nostre relazioni e nelle situazioni che ci troviamo a vivere, qualcosa che è parte di noi stessi. La comprensione della legge degli Specchi, chiamata anche “principio di Risonanza”, permette un graduale risveglio della nostra coscienza, man mano che aumenta la consapevolezza di noi stessi e la certezza che tutto quanto ci accade è in sé buono e perfetto.

Il solstizio velato (21 giugno 2024)

Qualcosa accadde nel cielo il giorno del solstizio d’estate, il giorno in cui la Luce è al massimo del suo splendore. Tale giorno abbracciava quest’anno il sorgere della Luna Piena, e quanto avrebbe dovuto accadere allo sguardo dell’uomo era una chiarità completa del giorno e della notte, un’assenza quasi totale di oscurità.

Il 21 di giugno porta il Sole in culminazione e la Luna Piena appare all’orizzonte d’oriente quando il Sole scende a occidente. Dovevano esserci quindi un giorno e una notte pieni di Luce in quel momento solstiziale, 24 ore di pieno chiarore che tutti attendevamo.

Ma quest’anno, nel giorno luminoso che apre la porta a San Giovanni e a ciò ch’egli dona quale messaggero del Cristo/Sole, quest’anno il Sole rimase oscurato da una fitta coltre grigia diffusa in gran parte dell’Europa. A questa strana oscurità, molto diversa da un semplice cielo nuvoloso (sabbia del deserto? scie chimiche?), si aggiunse un forte e inquietante boato (meteorite? prove militari sottomarine?) percepito in Toscana e parte dell’Emilia-Romagna.

I dibattiti che seguirono sui media non hanno portato chiarezza a questo strano fenomeno. La discussione verteva sulle cause naturali o materiali dei fatti. Era sabbia o era sostanza chimica? Era una stella cadente o erano prove militari?

Io mi trovavo in vacanza in Istria, in un luogo che amo per la freschezza dell’aria e il colore limpido di un mare circondato da verdeggianti boschi. Ma in quel giorno privo di sole, l’atmosfera era estremamente pesante, mi sembrava di respirare dei gas e avvertivo un’oppressione al cuore, mentre quel grigiore denso ed esteso sembrava lo specchio del buio dell’anima.

La gente più giovane non vi fece caso, occupata com’era a cercare modalità di divertimento alternative ai tuffi in mare, mentre qualcuno tra i più anziani pronunciava frasi del tipo: “oggi è una giornata terribile…”, “questo cielo fa paura…”, “ah, non c’è più il mare di una volta…”

Il verde azzurro del mare s’era fatto grigio come il cielo, i contorni delle coste rocciose sembravano sfumare in un’indefinita densa sostanza.

Ascoltai con curiosità le poche notizie diffuse dalla narrazione ufficiale e quelle della controtendenza.

Ma non sentii nessuno soffermarsi sul significato spirituale di quell’evento. A quattro anni e mezzo dall’inizio di ciò che possiamo definire una prova d’iniziazione per l’umanità, ha ancora senso discutere se ciò che accade è colpa dell’uomo o colpa di eventi naturali? È così raro ancora purtroppo, l’osservare i fatti dal punto di vista di ciò che va al di là del visibile. Non possiamo pensare che sia un caso se nel giorno dell’anno in cui il Sole e la Luna dovevano raggiungere la massima luminosità, ci sia stata invece questa pesante oscurità. Non è un caso se la gioia dell’inizio d’estate si è trasformata in uno sguardo d’ombra, in un’insolita inquietudine.

Mentre cercavo di cogliere la natura delle mie percezioni, mi arrivò l’immagine del Golgota, quando alla morte di Gesù il cielo si oscurò e si udì un forte boato. Era un venerdì anche allora, proprio come in questo solstizio.

E poi ancora le parole del Vangelo: “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria… quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte…” (Mc. 13, 24-29).

Non so se l’oscuramento del sole, della luna, il boato, la stella cadente (?) del 21 giugno siano eventi che possano avere un’affinità con i grandi fatti profetici narrati nei Vangeli o con le visioni della passione riportate dai mistici, tuttavia, poiché tutto ciò che succede ha un significato simbolico e tutto è voluto e saputo dai Mondi Superiori, si può vedere un’analogia con i fatti accaduti.

Anche se è giusto chiedersi se ciò che accade dipende dall’uomo o dalla natura, si potrebbe però anche spostare su un piano immaginativo e simbolico le nostre domande: come parlano questi fenomeni alla nostra interiorità? Come reagisce l’anima all’oscurità del cielo? Riconosce in essa ciò che le “vela” il Sole interiore?

Il Sole che vediamo nei cieli è racchiuso in piccolo anche nel nostro cuore. Il Sole fisico è la manifestazione del Sole spirituale e nel nostro cuore ne portiamo un piccolo raggio.

Una possibile lettura di questo insolito solstizio è che da quei Mondi ci sia stata data ancora una possibilità (tra le molte che abbiamo avuto in questi quattro anni) di guardarci dentro, di racchiuderci nel nostro Cuore-Sole e lavorarci intensamente affinché le ombre della nostra anima non abbiano ad oscurarlo. Un invito a guardare, guardare ciò che ancora offusca questo nostro Sole interiore, questo nostro Sé, che vuol dileguare le oscurità dell’inconsapevolezza e far maturare la nostra coscienza affinché si elevi al Cristo/Sole.

E se si chiedesse: perché proprio in Europa e in Italia? Si può rispondere che l’Europa e l’Italia sono chiamate a svolgere i più grandi compiti spirituali di questo quinto periodo di cultura.[1]

Credo che tutto ciò che accade al di fuori di noi, sia nella natura con alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche… sia nella società dove la menzogna e la disidentificazione dell’essere umano stanno per raggiungere un baratro spaventoso, non sono altro che stimoli al risveglio dell’anima, all’incontro con il Sé Superiore.

E se questo solstizio oscurato ha voluto raccontarci qualcosa del nostro Sé oscurato, mettiamoci subito all’opera. Ci attendono altre prove ed è necessario tutto il nostro coraggio, la nostra forza morale e uno sguardo limpido e onesto verso noi stessi, uno sguardo che squarci il velo degli inganni e riscopra il Sole della Verità.

 

[1] Dalla Scienza dello Spirito sappiamo che il quinto periodo di cultura, o epoca germanica, è iniziato nel 1413 e si concluderà nel 3573. È chiamata anche epoca dell’Anima Cosciente, e il suo impulso principale si manifesta nei paesi del centro Europa.