“Dobbiamo avere chiaro che i fili spirituali intessuti tra le anime dei defunti e noi stessi non vengono spezzati dalla morte, continuano ad esistere, divengono anzi molto più profondi dopo la morte di quanto non lo fossero qui. Quanto ho detto va accolto come una verità solenne, colma di significato”
Rudolf Steiner, “Il mistero del doppio”, O.O. 178
Il 1° di novembre, ricorrenza di Ognissanti, è un giorno colmo di significati simbolici, provenienti da antiche culture e ritualità dell’emisfero settentrionale.
Nella tradizione celtica questo era il giorno in cui aveva inizio “la Stagione Oscura”, la quale durava fino al 1° di maggio, giorno che apriva “la Stagione Chiara”.
Può essere valida anche oggi questa divisione dell’anno in due parti: la stagione dell’Ombra e la stagione della Luce.
Nei sei mesi di oscurità, che iniziano con il 1° di novembre, si apre il contatto con tutto ciò che è segreto, con l’inconscio, con i misteri della natura e con i misteri dell’anima umana. Questo giorno è “fuori dal tempo”, in esso si assottiglia il confine che divide il mondo dei vivi dal mondo dei morti, oppure, più ampiamente, il mondo della materia dal mondo dello spirito.
Situata nel cuore dell’autunno, questa festa ci ricorda che dentro la morte è contenuta la vita: la natura muore per rinascere a primavera, e l’essere umano muore a se stesso per rinascere nella propria interiorità.
Gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre sono colmi di questo aspetto di morte-rinascita, della grande trasformazione interiore che ci avvicina al “Santuario dell’Essere” e che troverà la sua massima espressione nel Natale.
Questo tempo di accettazione della grande morte della natura porta a scoprire nell’interiorità dell’anima e nel tepore delle case, l’intimità con se stessi, con la propria Luce divina. Ed è tramite questa Luce che possiamo unirci alle anime di coloro che ci hanno lasciato.
Il “confine tra i mondi” è più sottile, e le anime dei nostri cari possono comunicare con le nostre e noi con loro. E’ il momento giusto per rivolgere loro preghiere, per meditare su quanto ci hanno donato in vita, e per “leggere” a loro.
Questa lettura ai defunti, è quanto Rudolf Steiner invita a fare per aiutare i nostri cari nel loro viaggio ultraterreno.
E’ importante procurarsi dei testi della Scienza dello Spirito che parlano della vita dopo la morte e, immaginando il defunto davanti a noi, leggergli a voce alta cosa accade nei mondi spirituali. Possono essere utili anche alcuni passi dell’Apocalisse relativi alla Gerusalemme Celeste o il Prologo del Vangelo di Giovanni.
“Quando facciamo la lettura a un defunto, se egli ci sente gli facciamo un favore. Se non ci sente, prima di tutto facciamo il nostro dovere e lo porteremo forse ad ascoltarci, ma in ogni modo, ci conquistiamo quantomeno qualcosa, visto che ci riempiamo di pensieri e idee che possono diventare un nutrimento per il defunto… In ogni caso, nulla va perduto. Ma la pratica ha dimostrato che, effettivamente, la presa di coscienza di quello che viene letto è straordinariamente diffusa tra i defunti, e che un enorme servizio può essere fatto a coloro per cui leggiamo contenuti di saggezza spirituale.” R. Steiner, O.O. 140
Una semplice meditazione per incontrare un defunto è la seguente:
- Si pensa intensamente un momento particolarmente significativo vissuto con la persona cara;
- ci si immagina la situazione in tutti i dettagli;
- quando tali ricordi sono diventati del tutto vivi e nitidi, si cerca di smorzare i pensieri e si lascia vivere i sentimenti che si sono risvegliati nell’anima;
- si offrono alla persona amata tali sentimenti viventi;
- si può porre, a questo punto, una domanda;
- si attende poi la risposta con tutta calma.
In questo modo si stabilisce un colloquio.
I momenti migliori per contattare i defunti sono il momento dell’addormentamento e il momento del risveglio. Prima di addormentarsi è bene porre la domanda e al risveglio è probabile arrivi la risposta. E’ necessario avere fiducia, calma, concentrazione e distacco dalle cose quotidiane. Con la pratica si diventa sempre più sensibili e ricettivi a quanto i defunti hanno da comunicare. Spesso le sensazioni e i pensieri con i quali ci svegliamo, prima che le normali attività prendano il sopravvento, ci sono portati dai nostri cari scomparsi.
E’ importante credere che possiamo darci un aiuto reciproco.
Se cominciamo a prendere confidenza con tutto ciò che la morte rappresenta, con tutta la bellezza che è racchiusa nel processo evolutivo che attraverso la morte ci porta a forme di vita sempre rinnovate, se parliamo ai nostri defunti come se fossero ancora viventi (perché lo sono), la ricorrenza del 1° novembre non sarà una semplice visita al cimitero, ma un momento di dolce abbandono alla propria e all’altrui anima, nella certezza che tra Terra e Cielo esiste solo un velo sottilissimo, e che tutti siamo parte di un’unica Vita.