IL TRIONFO DELLA LUCE, L’OFFERTA DELLA TERRA AL SOLE, L’ANIMA UMANA SI APRE AL COSMO.
Tra le infinite magiche cose donateci da Rudolf Steiner vi è quella della relazione tra la luce delle lucciole e le immagini della Terra nei giorni di San Giovanni.
Egli dice che le lucciole accendono le loro piccole luci nei campi di grano nelle notti d’estate, per ricordare agli uomini come appare la Terra agli Esseri che la osservano dalle lontananze cosmiche nei giorni del solstizio: una luce che s’accende nel cosmo. E come la Terra, anche gli uomini si “accendono” e risplendono nello spazio.
La festa di San Giovanni ricorre il 24 di giugno, nei giorni in cui, nell’emisfero nord della Terra, si celebra l’inizio dell’estate e il trionfo della Luce. San Giovanni nacque dunque nel tempo polare al Natale, esattamente sei mesi dopo. A Natale si celebra la nascita di Gesù, l’Anima Purissima che attraverso il battesimo di Giovanni, avrebbe accolto in sé il Cristo. Il 24 giugno si celebra la nascita di Giovanni, di colui che si sarebbe fatto tramite per il Cristo, per l’Essere dell’Amore, di quell’Amore la cui manifestazione visibile è intessuta nella Luce.
Quelle stesse forze di Luce che nel tempo del Natale, nel solstizio d’inverno, raggiungevano la massima interiorità nel grembo della Terra e all’interno della nostra anima, e che sono poi risalite durante la primavera, ora raggiungono la massima potenza all’esterno.
Le notti si sono fatte sempre più brevi e i giorni sempre più lunghi; la Luce Solare, nella sua relazione con il Cristo-Sole e quindi con la nostra Coscienza, è ora alla sua massima espressione. Così come la Luce, anche la nostra Coscienza si espande verso le altezze, portando con sé i doni maturati nei mesi freddi, fecondati nell’anima durante l’oscuro inverno.
Luce interiore è quella del Natale, luce cosmica quella di San Giovanni. I semi deposti a Natale dall’Arcangelo Gabriele nell’interiorità dell’uomo, ora iniziano a dare i loro frutti, mentre i doni dell’estate, portati dall’Arcangelo Uriele, ci verranno poi restituiti a Natale.
Gabriele è l’Angelo dell’Annunciazione, egli è tenero e materno e custodisce nella nostra Anima le forze fecondanti della Luce interiore durante il periodo invernale, per restituircele in estate. Uriele, nel cui nome vi è la radice Ur (Luce Originaria), ha invece uno sguardo severo, ammonisce a non disperdere la nostra Coscienza nell’abbagliante estate, ma a rimanere radicati in noi stessi, in quel mistero che Giovanni Battista portò con la sua venuta. Egli, attraverso il battesimo di Gesù, si fece tramite tra il Padre e la Madre, tra il Padre Cielo e la Madre Terra. Egli fu il tramite affinché il Cristo si unisse all’uomo, affinché il Cielo si unisse alla Terra.
Padre, Madre e Figlio, l’immagine della Trinità è quanto viene evocato nella festa di San Giovanni. È la celebrazione di un’immagine dove vediamo la Terra inondarsi delle forze del Cielo.
In una grande alchimia cosmica, le forze argentee della Terra salgono verso il Cielo e vengono intessute dal Sole di uno splendore d’oro, che viene poi nuovamente consegnato alla Terra. La Terra “espira” quanto ha inspirato nei mesi bui, e questo avviene anche per la nostra Anima. Anche noi, nei nostri corpi sottili, diventiamo in estate degli esseri risplendenti.
Il termine solstizio deriva dal latino sol stat, e sta a significare la sosta del sole, poiché sembra che il sole si fermi in quei giorni, in quella sua massima altezza, prima di cedere alla discesa. Nel linguaggio celtico attuale il solstizio viene chiamato Alban Heruin, ossia Luce della riva,[1] poiché è come se ci fosse una “riva”, o linea di confine tra il salire e il decrescere della luce.
Il solstizio d’estate, infatti, mentre porta il Sole in culminazione, ci ricorda che da quel momento la forza-giorno comincia a cedere il passo alla forza-notte. La luce solare del giorno incontra la luce lunare della notte. Come a Natale, quando nel culmine delle tenebre comincia la risalita del Sole, ora inizia lo stesso processo invertito. Il Sole entra nel segno del Cancro, il segno della grande maternità cosmica, governato dall’astro lunare. Durante il solstizio, Sole e Luna s’incontrano, si scambiano le forze fino a quando le ritroveranno sei mesi dopo.
Questo dialogo tra opposti ci racconta che niente nella vita è statico, che quando abbiamo raggiunto il massimo della salita inizia il declino, e dal massimo declino inizia la salita, così come nel culmine della tristezza possiamo preparaci ad incontrare la gioia e nel culmine della gioia l’inizio di una nuova discesa.
Nei giorni solstiziali, dal 21 al 24 giugno, nell’eccitante luminosità e nel calore dell’inizio estate, è importante celebrare questo insegnamento, non dimenticare lo sguardo severo di Uriele, sapere che mentre celebriamo la gioia della potenza del Sole si sta già preparando il suo allontanamento.
Come tutti i giorni che segnano una “riva”, un momento di passaggio, anche questi sono carichi di particolari forze mistiche e curative. Alla rugiada di San Giovanni si attribuisce il potere di migliorare la vista, far crescere i capelli, ringiovanire la pelle ed anche rendere fertili le donne sterili.
L’iperico, detto anche “erba di San Giovanni”, dal bel fiore giallo a forma di stella, è l’erba della felicità. Usato come antidepressivo, può aiutare a guarire dalla malinconia, ma anche da diverse malattie. Il suo nome, Hyperikon, significa “proteggere”. A questa pianta infatti era anticamente attribuito il potere di proteggere da entità negative.
Anche la quercia è una pianta che ha una relazione con il solstizio. Essa infatti fiorisce in questi giorni e segna proprio il passaggio della Luce, da crescente a calante. Il suo legno veniva usato per accendere i falò nella notte di San Giovanni. La forza enorme con la quale questa pianta s’inserisce nella vita, racconta di quanto è forte la vita solare in questo momento.
È importante godere del calore estivo che arriva, sentire la pienezza del cuore, gioire con il rigoglio della verdeggiante natura, abbracciare nuove forme di un più dilatato amore, che si riveleranno preziose nei periodi freddi, quando non saremo così “amati” dal Sole. Si può celebrare tutto questo attraverso musiche e danze, accendendo fuochi, simbolo del Sole, durante la notte, e benedicendo l’acqua, simbolo della Luna e della Terra. Si può anche meditare insieme su Madre Terra, sulla sua incondizionata offerta al Sole, affinché anche la nostra Anima possa vivere la stessa offerta, porgendo i valori e la capacità acquisite, immergendosi nella potente Luce senza smarrire se stessa, ma vivendone consapevolmente tutta l’aurea bontà e bellezza.
“Lo splendore lucente del creato
dal profondo del cuore mi costringe
a dar libero volo
della mia vita alle forze divine;
a abbandonar me stesso
e pur fidente a ricercarmi
nella luce e nel calore del mondo”.[2]
[1] Roberto Fattore, “Feste Pagane”, Macro Edizioni.
[2] Rudolf Steiner, “Calendario dell’Anima”, editrice Antroposofica