Rudolf Steiner:
un dono senza limiti
Tra le migliaia di curiose domande che si affacciavano alla mia mente quando ero piccola, una era questa: perché le lucciole fanno luce?
Chi sono le lucciole? E perché “chi” sono, e non “cosa” sono?
Tutto ciò di cui Rudolf Steiner parla è un “chi” e non un “cosa”. In tutto vive lo Spirito e la singola essenza di ogni essere (anche una pietra è un essere, anche un filo d’erba, anche una nube) appartiene allo Spirito. Perciò è un “chi”, ogni cosa creata ha uno scopo ed un suo posto degno di rispetto in questo nostro pianeta e nell’universo.
Rudolf Steiner insegna che le lucciole compaiono nei campi di grano nei giorni di San Giovanni, cioè di colui che battezzò Gesù e che quindi permise che il Cristo discendesse su di lui. E Cristo, infatti, significa “portatore di Luce”.
San Giovanni nacque il 24 giugno, quando il Sole (Cristo-Sole) tocca il punto più alto nel cielo e la Terra riceve la massima Luce.
Da bambina amavo molto le lucciole nelle notti chiare d’estate, quando ancora la terra era coltivata in modo naturale e i cieli erano limpidi. Chi sono le lucciole? Sono per l’uomo la rappresentazione di ciò che gli esseri viventi in altri mondi vedono quando guardano al nostro pianeta in estate: una luce che si accende nei giorni del solstizio. Le lucciole ricordano all’uomo che cos’è la terra in quei giorni vista dal cosmo.
Rudolf Steiner dava risposte a domande a cui mai nessuno aveva saputo rispondermi, e le risposte erano concrete e spirituali insieme. Nulla nelle sue parole appariva senza realistica coerenza. Tali risposte ponevano nella mia anima i mattoni della grande Casa da cui tutto ha origine.
Il mio percorso con l’Antroposofia ebbe inizio molti anni fa, quando “casualmente” mi trovai in mano un libro dal titolo Le Api, scritto da un autore di nome Rudolf Steiner.
Mi incuriosì il fatto che esistesse un intero libro sulle api. Lessi quel libro tutto d’un fiato e dal quel giorno decisi che non potevo rinunciare a quella preziosa fonte di conoscenze occulte.
Avevo passato anni a studiare libri per trovare “qualcosa”, senza sapere precisamente che cosa. Avevo amato molti libri e molti autori, ma alla fine mi rimaneva sempre la sensazione di non aver trovato quello che cercavo.
Anche le più profonde analisi e ricerche mancavano di quel principio da cui può derivare il senso della vita dell’uomo e di tutto ciò che ci circonda.
Una strana ansia mi prendeva quando leggevo e cercavo risposte a ciò che da sempre bussava alla soglia della mia mente e del mio cuore, e quando incontrai Rudolf Steiner seppi che era l’Antroposofia ciò che avevo sempre cercato. Essa viveva in me come certezza da sempre saputa, ma ci voleva qualcuno, qual è appunto Colui che ce l’ha donata, a risvegliarla in me.
Quando terminai di leggere il libro sulle api sentii la pace. La pace dell’anima che finalmente ha trovato ciò che cercava, la pace che permette di sviluppare fede, speranza e amore,[1] la pace di chi si sente finalmente in pace.
Così cominciai a conoscere l’Antroposofia e quell’uomo così speciale che ce l’ha portata. Mi appassionai da subito ai suoi testi, perché in essi non c’era la promessa di facili paradisi, non c’era la richiesta di stare fermi in meditazione per raggiungere un’estasi che soddisfa solo se stessi, non c’era alcuna leggerezza nel parlare dello Spirito.
Ciò che mi faceva sentire a casa era il fatto che lui parlava di api, di lucciole, di fango, di legno, di pietre, e di infinite altre cose ancora, come se tutto fosse preziosamente intriso di Luce.
Anche se afferma cose che sembrano magiche, come quando dice che la farfalla è un fiore chiamato in vita (e questa è la ragione dell’amore tra fiori e farfalle), o quando spiega che il baco da seta prende un filo di luce e lo materializza in un filo di seta, o quando racconta di come gli gnomi lavorano alle radici di una pianta o di come le ondine siano un’emanazione degli Arcangeli, e così via, anche se tutto questo può sembrare magico, in realtà lui lo spiega come se fosse matematica, dicendo perché e perché e perché, legando un significato ad un altro e ad un altro, in una serie infinita di processi “scientifici” che convergono tutti verso un’unica fonte: lo Spirito.
E lo Spirito ci appare allora come un’immensa unità da cui si dipartono infiniti raggi che nutrono la vita dell’intero cosmo.
Chi è Rudolf Steiner?
Una fiaba, una parabola, un enigma, una poesia, un essere divino fattosi uomo o un essere umano fattosi divino, o altro, altro ancora, dove non arrivano le parole, sicuramente un “gigante” dello Spirito, da pochi ancora conosciuto perché la sua grandezza spesso travalica il punto in cui può arrivare uno sguardo umano, benché egli abbia fatto il possibile per rendere lo Spirito accessibile all’uomo.
Molte persone non hanno mai sentito parlare di lui, altre – che lo conoscono un po’, magari tramite una soltanto delle discipline da lui trattate – lo pensano, a seconda dei casi, un filosofo, un pedagogista, un sociologo, un medico, un agronomo, un naturalista, un architetto, un matematico, un artista, un politico, un economista, uno psicologo, un veggente, uno spiritualista; qualcun altro non ha dubbi che egli sia un iniziato, altri, più rari, che sia un grandissimo iniziato.
Egli è, in realtà, tutto questo.
Ma c’è ancora qualcosa che lo rende “più” di tutti i “più” che ci sono stati sulla terra nell’epoca moderna. Non esiste nessuno sul pianeta la cui Opera Omnia sia composta di oltre 350 volumi (il cui contenuto di conoscenza s’accresce ad ogni lettura), nessuno che abbia tenuto oltre 6.000 conferenze pubbliche sui più svariati argomenti relativi al mondo sensibile ed ultrasensibile, che abbia saputo raggiungere i vertici della visione spirituale fino a spingersi oltre gli Esseri del sistema solare e percepire il mistero della Santissima Trinità, ma soprattutto che abbia saputo contemporaneamente portare lo Spirito in tutti gli ambiti “concreti” della vita sulla Terra.
Egli è stato uno scienziato dello Spirito che ha lavorato concretamente con le mani sulla Terra, che ha scavato la terra, scolpito il legno, usato il pennello, la penna e i mattoni. E’ stato un uomo di pensiero, di sentimento e di volontà. Ha vissuto nel perfetto equilibrio delle tre forze dell’anima, e ha reso tutta la sua vita un’opera d’amore e di sacrificio per amore, fino all’estremo limite delle sue forze, fino al suo martirio di cui poco si parla anche negli stessi ambienti antroposofici, perché è riconosciuto come nella sua umiltà lui non desidererebbe che se ne parlasse.
Dell’enorme patrimonio di cultura ed amore lasciato all’umanità per la sua salvezza e la sua evoluzione, egli non rivendica alcuna paternità. La sua è stata pura offerta. Quale messaggero della Volontà Divina sulla Terra, quale portatore della Sofia, rappresentante del Cristo e collaboratore di Michele, egli ha vissuto il suo compito fino all’ultimo istante, in un totale sacrifico per l’uomo, senza chiedere nulla per sé.
Mentre scrivo questo mi trovo a Dornach, il piccolo paese in Svizzera dove sorge il Goetheanum,[2] ossia il centro della Società Antroposofica Universale e della Libera Università di Scienza dello Spirito.
Ho deciso di trascorrere un periodo di tempo qui, una pausa dall’intensa attività di terapeuta che ho avuto negli ultimi anni e un regalo che ho voluto farmi di respirare l’atmosfera densa della vita e delle opere di lui.
Dalla mia abitazione ho pochi passi per arrivare al Goetheanum, ma il posto che più amo è il piccolo cimitero racchiuso da una siepe e da grandi alberi, dove riposano le sue ceneri. Sulla pietra c’è il suo semplice nome con inciso il simbolo dei Rosacroce, la corrente esoterica cristiana medioevale, di cui l’Antroposofia rappresenta la continuazione nell’età attuale ed il collegamento all’impulso di Michele. Sulla pietra sono scolpite le iniziali in latino delle note frasi simboliche rosicruciane:
Ex Deo Nascimur.
In Christo Morimur.
Per Spiritum Sanctum Reviviscimus.
Spesso vado a sedermi su una panca accanto alla lapide, a volte per leggere o scrivere, altre per stare in ascolto delle risposte che si destano nella mia mente spesso pervasa da mille domande. Lì sento la pace che la mia anima chiede quando deve nutrirsi di spirito. Ma è una strana pace. E’ come se contenesse una forza, come se non mi permettesse di riposare fino in fondo.
E’ come un invito a stare desta, a non dimenticare l’origine: Ex Deo Nascimur (dal divino abbiamo avuto origine); a non avere mai paura: In Christo Morimur (in Cristo la morte diviene vita); ad avere fede nelle forze che lo Spirito dona all’anima umana: Per Spiritum Sanctum Reviviscimus (nei pensieri universali dello spirito si risveglia l’anima).
È proprio così. In quel piccolo cimitero si risveglia l’anima, quindi si percepisce una pace senza riposo. Forse è anche così che Rudolf Steiner ci ricorda come non esista l’“eterno riposo” quale spesso ci è stato insegnato, ma un’eterna attività, in questa vita e nell’Altra e sempre. In perfetta concordanza con l’impulso dei Rosacroce, che portava una saggezza permeata di volontà ed un agire concreto nello Spirito e per lo Spirito, così Rudolf Steiner e tutto quanto di lui continua a vivere sulla Terra, inducono forza lavorativa, profondo impulso all’azione e profonda gioia di lavorare in accordo con i Mondi Superiori, i quali hanno un estremo bisogno dell’opera dell’uomo.
L’amore per Rudolf Steiner e l’Antroposofia nacque in me proprio come nasce l’amore per un compagno di vita o per un’amicizia preziosa. Comincia piano piano a muovere i suoi passi dentro il cuore, in maniera del tutto silenziosa all’inizio, e quando ci si accorge, si vede che il proprio cuore e l’intera vita sono ormai permeati di quel sentimento, dal quale non si viene mai più abbandonati, perché è come un’acqua che sgorga da una sorgente che non si esaurisce mai e che rinfresca le cellule dell’anima portando giovinezza al corpo ed entusiasmo di vivere.
Coloro che dicono che l’Antroposofia è difficile, in realtà temono di doversi “impegnare” troppo e spesso non vogliono veramente percorrere un sentiero di conoscenza spirituale e di autoconoscenza.
L’Antroposofia è “un’alta scuola di coraggio”, una vera via iniziatica, pertanto non può essere priva di sforzo ed impegno. E come potrebbe essere diversamente, visto che essa è l’“arto” che completa l’Essere della Sofia? Ma proprio in quanto tale essa ha una forza così grande che il cuore ne viene continuamente riscaldato, trasformato, rigenerato. E uno dei suoi segreti è che quando si comincia a comprendere in che modo gli esseri spirituali operano sulla Terra, nasce nel cuore il desiderio di collaborare con loro per realizzare le loro opere sulla Terra. Nasce il desiderio di “fare” qualcosa, qualcosa di “normale”, come piantare una pianta o educare un bambino, ma con uno sguardo “speciale”, pervaso di devozione, con uno sguardo come penso sia quello che ha l’Angelo Custode per la creatura che custodisce. Allora ogni azione diventa sacra, si penetra nella natura degli archetipi, si conosce il Respiro che ci respira, si scopre l’essenza di un nuovo ritmo, si diventa liberi. Individui Liberi operanti nell’Amore.
“Se ne stava dinanzi a noi, l’educatore delle anime, come non ve n’era un altro: incarnazione egli stesso della forza conoscitiva dell’amore. Infatti, per quali altri motivi indicava instancabilmente la via verso le sfere superiori della conoscenza se non partendo dall’amore come causa prima?”[3]
“Rudolf Steiner compì nella sua vita l’azione di ricevere dai mondi spirituali l’essere spirituale “Antroposofia” e di inglobarlo nella sfera terrestre. Tale essere spirituale, ora insito nella sfera terrestre, non può essere vinto dalle potenze avverse per il fatto che venga annientata l’una o l’altra delle sue forme d’espressione terrestre, non perde la propria esistenza per il fatto che un decennio cieco non voglia vederlo, non muore anche se una parte dell’umanità terrestre non l’accolga, gli rifiuti o distrugga un laboratorio ed una dimora, poiché è di natura soprannaturale e come tale continua a costruirsi un corpo ex novo”.[4]
“Come possiamo sopportare tutto quello che ci viene offerto?”… Lo spirito fluiva con un’abbondanza inconcepibile. Ogni campo che Rudolf Steiner toccava diveniva fresco di rugiada. Ogni punto di vista era completamente nuovo, non vi era ripetizione né nelle formulazioni, né nel ragionamento. Ci benediceva una fonte traboccante”.[5]
“Chi poteva separarsi dalla vista di questo volto che rivelava la spiritualizzazione più pura, come mai era stato possibile ad uomo terreno farne una tale pietra preziosa?
Ognuno stava qui dinanzi a quell’Unico che, in quanto iniziato, aveva fatto l’esperienza della morte già da vivo, aveva spiegato la morte per tutta la vita ed ora era diventato egli stesso un essere trasfigurato nella morte! Il suo volto era illuminato dalla santa purezza di un’atemporalità giovanile. I capelli neri erano folti sul capo pallido e disteso, un’immagine della più compiuta purificazione che riportava la vittoria spirituale su tutti i dolori dell’incarnazione.”[6]
Nelle parole che seguono, scritte da F. W. Zeylmans van Emmichoven,[7] in questo “balbettio”, com’egli stesso ebbe a dire, “perché non ci sono parole per dire l’indicibile”, viene riportato quanto sperimentarono coloro che videro Rudolf Steiner nei giorni successivi al suo trapasso.
“…Era un’immagine di gioia divina e sofferenza umana. “L’amico di Dio e guida dell’umanità” (come l’aveva chiamato Albert Steffen).[8]
Fuori nella natura gli dei facevano festa perché la grande guida dell’umanità giungeva da loro… La sua preghiera sulla Terra era compiuta… si vedeva dinanzi a sé il volto di un santo, senza dolore e senza peccato. Un volto che appariva sovrumanamente grande, ma che conteneva contemporaneamente in piccolo tutto ciò che è bello e buono e vero. Irraggiungibilmente lontano da noi, ma nel contempo assolutamente vicino; divino, ma contenente tutto l’umano. La sua nobile fronte era ancor più luminosa di prima. Gli occhi infossati nascondevano misteri universali. La sua bella bocca parlava un linguaggio universale. Mai si videro tali mani: erano potenti come le mani di uno abituato ai lavori pesanti, ma spiritualizzate fino alle ultime fibre muscolari. Con esse scolpì nel duro legno, scrisse con esse la sua chiara, facile grafia. Ha continuato a dare la mano ad innumerevoli persone, e tutti l’hanno sperimentato come una benedizione…
… Si levò un profumo di fiori che parlava un delicato linguaggio animico… emergevano immagini di un lontanissimo passato… Poi comprendemmo improvvisamente: questo è un evento sovratemporale. Indica un lontanissimo passato, indica un lontanissimo futuro. Qui si fondono passato ed avvenire formando così, uniti, un’eterna immagine macrocosmica. Un’immagine di divina guida dell’uomo e di umano destino universale!… espressione di grandissima saggezza, di profondissimo amore e di massima santità.”
Anche per me è difficile esprimere quanta grandiosità può portare nella vita la conoscenza delle opere di quest’uomo ed il respiro della sua presenza in esse.
Così come fu per tutti coloro che l’hanno conosciuto veramente, la mia gratitudine è assai piccola cosa rispetto al dono senza limiti ch’egli ha portato all’umanità, al Sì senza limiti con cui ha offerto la sua vita per la Verità.
La densità di significato che, dal lontano giorno in cui lessi le prime sue parole, pervade la mia vita interiore, mi ha donato una forza per cui non temo più alcuna prova. Qualsiasi sia la sfida che la vita mi chiede “so” con ferrea certezza che essa è lavata nel sangue del cuore spirituale.
E questo è il dono più prezioso che ho avuto da lui e per il quale ogni “grazie” è soltanto un soffio.
Spero che il mio Sì espresso in questo libro possa portare altre persone verso questa forza, verso questa gioia, verso il coraggio di incontrare l’Antroposofia per poterla poi vivificare nel proprio cuore e nella propria vita.
E se qualcuno pensa che questo sia eccessivo, se qualcuno considera i libri di Rudolf Steiner troppo “complessi, duri, ostici, scientifici”, se qualcuno si sente infastidito o innervosito da quella sapienza che desta intimamente rifiuto dell’impegno che inconsciamente richiede, se qualcuno non accetta ch’egli parli di Spiriti dando loro nomi precisi, che parli di convegni e battaglie nei mondi spirituali con tanto di date come nei libri di storia, se qualcuno non vuole sentir parlare del Cristo e della Sofia perché la sola vibrazione dei loro nomi chiede rinuncia al mondo materiale e costante tensione verso la Verità, e se qualcuno per ancora altre mille ragioni volesse dire “No” all’Antroposofia, si senta pure libero di farlo.
Perché il dono più grande, tra tutti i grandi doni che Rudolf Steiner ci ha portato, è stato l’assoluto rispetto dell’Individuale Libertà. Ed egli è più felice di sapere che una persona lo rifiuta in Libertà, piuttosto di un’altra che lo accoglie perché ha seguito un consiglio di altri.
Tale Libertà rappresenta infatti nell’oggi il nutrimento di ciò che gradualmente diverrà la forza costitutiva del nostro Io, del suo puro, indistruttibile, eterno brillare.
Tratto dal libro “Il Sì di Maria”
Note:
[1] Le tre virtù teologali vengono definite “fede, speranza, carità”. Rudolf Steiner sostituisce la parola “carità” con la parola “amore”, essendo la carità un aspetto dell’amore, il quale ha una portata molto più completa e ampia nella natura umana. [2] Questa sede è stata da lui progettata, ma realizzata soltanto dopo la sua morte, nel 1928. Precedentemente egli aveva progettato uno straordinario edificio costruito interamente in legno secondo un’architettura ed una geometria spirituali. Questo primo Goetheanum, costruito in sette anni (1913-1920), fu interamente distrutto da un incendio doloso nella notte di capodanno tra il 1922-‘23.
[3] Testimonianza di Friedrich Hiebel, che conobbe e seguì gli insegnamenti di Rudolf Steiner nel 1924, quando aveva soltanto 21 anni. Fu insegnante nelle Scuole Waldorf, docente universitario in America, poeta e scrittore. Nel 1963 divenne membro della Presidenza della Società Antroposofica Universale.
[4] Testimonianza di Guenther Wachsmuth, membro della prima Presidenza della Società Antroposofica Universale.
[5] Testimonianza di Kurt Magerstadt, giovane studente in medicina, nel settembre del 1924, quando Rudolf Steiner stava ormai per concludere la sua vita terrena e, nonostante la grave sofferenza fisica, riusciva a tenere circa quattro conferenze al giorno ed avere centinaia di contatti individuali alla settimana.
[6] Testimonianza di Friedrich Hiebel, subito dopo la morte di Rudolf Steiner.
[7] F. W. Zeylmans van Emmichoven, medico, stretto collaboratore di Rudolf Steiner, fu Segretario Generale della Società Antroposofica in Olanda.
[8] Albert Steffen, poeta, membro della prima presidenza della Società Antroposofica Universale.
Articolo meraviglioso Lorella, grazie per questa condivisione profonda e delicata.