L’impulso femminile per i tempi nuovi

(Tratto dal libro “La Voce dell’Anima” di Loretta Martello, di prossima pubblicazione)

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Nei giorni bui e al contempo preziosi di questa svolta epocale, di questo tempo che passerà alla storia come il momento che ha trasformato in modo rapido e inarrestabile le coscienze umane, si leva da più parti il tema del ritorno della Madre, del ritorno dell’antica forza femminile, che può portarci alla liberazione da questo mondo tirannico e diretto verso tutto ciò che non è umano.

Questi tre anni sono trascorsi tra l’indifferenza di alcuni, la paura di altri, la rabbia e la colpa che spesso hanno alimentato una grave lotta di tutti contro tutti. Su costoro si sono levate in modo sussurrato le voci miti e consapevoli dei pochi che lavorano e seminano in silenzio.

Diversi fatti passeranno alla storia dei secoli futuri, quali immagini di un bene che risponde al male con altro bene, ad esempio quelle dei portuali dalle mani ruvide e dal cuore buono, inginocchiati in preghiera davanti alla polizia che li caricava. Un esempio di coraggio e di amore per tutto il mondo.

Essi ci ricordano le note parole di Gesù: “Beati gli ultimi perché saranno i primi”.

Un’immagine di un mondo maschile, forte nei muscoli e nella volontà, che senza rinunciare alla propria identità, ha accolto e portato a tutto il mondo il messaggio che vive nella natura femminile dell’anima.

In questo strano tempo abbiamo sentito tanti discorsi, tante parole e pensieri ridondanti e ripetitivi, il più delle volte a favore della terribile tirannide che si nasconde dietro i fatti e i divieti che ogni giorno si fanno sempre più serrati. Tutto ciò ha riempito di egregore oscure l’atmosfera che circonda la Terra.

Sotto a queste nubi scure, che a volte diventano veri e propri cataclismi, lavacro di cumuli di macerie spirituali prodotte da pensieri materialistici ed egoistici, s’accende qualche luce dell’anima rischiarata dall’amore.

Il tesoro dell’amore che vive nell’anima è quanto la natura femminile comprende attraverso un naturale istinto, una spontanea forza, un elemento celeste che sembra a volte latitante nell’essere maschile.

E tuttavia qualsiasi essere umano, maschile o femminile, lo possiede, possiede in sé la forza d’amore capace d’inondare l’anima e renderla sempre più libera, vera, pura.

L’amore che abita nell’anima non è una prerogativa del mondo femminile, ma la donna ne ha comunque un accesso più diretto, una chiave più semplice per accostarvisi. Essa è depositaria del segreto che, attraverso i secoli, cerca oggi, piano piano, di venire alla luce.

La confusione dei nostri giorni, la crisi interiore ed esteriore, l’inganno sociale frutto dell’informazione distorta e falsa, hanno spremuto l’anima nostra come mai era accaduto prima d’ora.

La grandissima opportunità che ci viene offerta non può essere sprecata. Hanno portato il loro contributo medici, giuristi, giornalisti, liberi pensatori e liberi cittadini capaci ancora di un pensiero proprio, capaci ancora di levare il velo della matrix o della maya, per accedere ai messaggi della coscienza. Il contributo di tutti costoro è fondamentale, propositivo, indispensabile, così come quello di tutti coloro che si attivano per scuotere quest’umanità addormentata, per portare nelle piazze e nelle strade ciò che è vero, buono e giusto.

Però qualcos’altro deve scaturire dalle profondità dell’Anima nostra, qualcosa che abbracci con Amore il senso di ciò che accade e che accadrà, qualcosa che dia vita a quel seme che per lungo tempo ha riposato nel tepore semplice della vita sensibile.

Oggi è necessario che quel seme si risvegli. E’ necessario che porga il suo contenuto alla coscienza. Il tempo è breve. Ogni attimo è prezioso. Chi può aiutare quel seme a germogliare nell’anima di ogni uomo e di ogni donna?

Il femminile, la forza-la natura-la sostanza del femminile.

Da tempo esso opera in silenzio, creando una rete invisibile tra gruppi di donne che si uniscono per parlare, studiare, creare, sorridere, donne che stanno insieme per condividere, per conoscere, per aiutarsi scambievolmente. Tra loro si parla del ritorno della Dea, o di Madre Terra, di Maria, di Sofia, della Madre Universale e di altre divinità femminili, ma il contenuto è lo stesso, l’impulso attinge alle profondità dell’anima, che sono collegate verso il basso con l’anima della Terra, verso l’alto con l’anima del Cielo, e al centro con l’anima dell’Amore.

E’ un sentire comune, è la medesima forza.

Ci trae superno, verso l’empireo, femmineo eterno”. Con queste parole J. W. Goethe concluse il suo grandioso Faust.

L’eterno femminino, ossia l’anima umana, con forza superiore ci trae verso l’empireo, verso l’alto dei Cieli, verso il luogo dal quale veniamo e verso il quale andremo. L’eterno femminino è la forza evolutiva che permette questa salita. Sia che viviamo questa incarnazione come uomini o come donne, è la forza femminile che ci conduce in alto e in avanti.

Io vorrei poter aggiungere: è ciò che in questo tempo di grande svolta ci trae fuori da ciò che sembra abbattersi con violenza sulla nostra dignità, sulla nostra libertà, ciò che può mettere armonia nel caos, amore nell’odio, coraggio nella paura, pace nella violenza.

Una parola dolce di una donna, una carezza, un sorriso, possono dissipare molte oscurità. C’è bisogno di Luce. E la Luce appartiene all’Anima ricca di Spirito, compenetrata di Spirito. Il femminile ha in sé la possibilità di farsi fecondare dallo Spirito e far quindi scaturire la Luce radiante con la quale è possibile guarire ogni male. Ed oggi, in particolare, guarire da questo male, che non è certo un virus (benché anch’esso sia espressione di un male più profondo dovuto all’influsso nefasto del pensiero materialistico), è qualcosa che non possiamo più rimandare, non possiamo più delegare.

E’ qualcosa da cui vogliamo uscire ed uscire in modo nuovo. Il mondo si farà nuovo. E sarà il femminile che abita dentro ogni uomo e dentro ogni donna a renderlo nuovo.

Le profezie parlano di “fine dei tempi”, “fine del mondo”, “fine del ciclo”, parlano di eventi apocalittici e di una svolta in cui nulla sarà più come prima.

Anche la narrazione ufficiale, così intrisa di menzogne, dice che niente sarà più come prima. E’ strano come gente asservita al potere usi le stesse parole di coloro che dal potere rifuggono. Ma questo accade perché è impossibile sfuggire all’antica voce dell’anima. Ora ella è qui.

Parlare di Anima significa parlare di ciò che unisce, di ciò che accomuna, di ciò che porta a fratellanza, a stare mano nella mano nell’unione che crea il calice per ospitare Amore.

Tra donne si formano cerchi di condivisione, tra uomini luoghi di conferenze, dove è “uno” colui che parla. Certo, anche una donna può sostenere una conferenza, ma non si vedrà mai un gruppo di maschi seduti in cerchio insieme a raccontarsi i vissuti del loro cuore. Ed è giusto così. Il maschile divide per individualizzarsi, il femminile si individualizza attraverso l’unione.

E credo sia proprio questo il segreto di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno. Ritrovare noi stessi nell’altro, accettare questa sana partecipazione all’essere altrui, saper ascoltare, saper accettare, saper ricevere e saper donare.

Tutto questo è femminile. Tutto questo è Anima: il levarsi al di sopra della separazione e offrirsi, e riconoscersi mentre si offre.

Da migliaia di anni predomina il principio maschile, il principio che separa. Esso è stato una necessità evolutiva perché l’Io umano potesse affrancarsi, perché l’Individualità potesse rafforzarsi. Tuttavia, questo eccesso di caratteristiche maschili e il suo dominio sulla vita sociale e culturale, ha portato a quello che oggi sta succedendo. Quello che sta succedendo è frutto del materialismo-egoismo, che l’unilateralità del pensiero maschile ha prodotto. E questo è accaduto anche quando sono state le donne ad assumere dei ruoli guida delle società, perché purtroppo l’hanno fatto con una caratterizzazione maschile. Questo negli ultimi decenni si è verificato spesso, la donna ha preso a volte il potere con il pugno chiuso, non con la mano tesa in offerta, non con la dolcezza della madre o della sposa, non con l’ascolto dell’antica voce dell’anima.

Come sarebbe il mondo se fosse governato da donne madri, amanti, spose, sorelle, da donne colme della Luce che vive nell’anima? La legge dei Tempi ormai lo chiede.

Bussa alla porta della società, della politica, della cultura, delle chiese. Essa chiede un’obbedienza attiva, qual è quella appunto che può essere portata dalla natura femminile quando è autentica: accogliere senza subire, ricevere senza sostare, attendere senza languire, maturare senza accelerare. Non è fretta, non è inerzia, non è impulso, non è razionalità. E’ Centro ed è Oltre. Questo deve avvenire. Questo è necessario che avvenga e non in tempi troppo futuri.

Dalla Scienza dello Spirito sappiamo che la società avrà una caratteristica femminile nella sesta epoca di cultura, la quale si estende tra l’anno 3573 e l’anno 5733. In quell’epoca, che come tutte le epoche ha una durata di 2160 anni, ossia del tempo percorso dal Sole nell’attraversare una costellazione zodiacale, in quell’epoca il principio dominante sarà quello femminile, la forza più visibile sarà l’amore.

Tuttavia, oggi che siamo nella quinta epoca, si sta preparando ciò che accadrà nella sesta. La sesta sarà il compimento di ciò che viene deposto oggi. Per oggi intendo non solo tutto il periodo della quinta epoca, della quale abbiamo percorso quasi un terzo (essendo iniziata nel 1413), intendo proprio questi giorni.

Questi giorni, che sono arrivati come un ladro nella notte, senza far tanto rumore e stanno togliendo una libertà dopo l’altra, questi giorni che sono colmi di tensione, confusione, sofferenza e trasformazione.

Da tempo se ne sentiva l’albeggiare, da qualche decennio si avvertiva che si stava correndo verso il baratro. Nel linguaggio comune si diceva: “non si può andare avanti così”. Tutti si era colmi di qualcosa che non si sopportava più. Si era colmi di vuoto. Vuoto portato dalla tecnica, dal benessere esclusivamente materiale, dal piacere di una sessualità spesso eccessiva o pervertita, dall’oltraggio alla natura e agli animali, dalla negazione di qualsiasi tipo di sana e feconda sofferenza, dalla disgregazione dei valori che da sempre hanno costituito lo scopo e l’impegno degli esseri umani. Vuoto portato da una medicina che riduce l’uomo ad un semplice apparato fisico e lo assembla sempre più alle macchine, e da una psicologia che rinnega la radice stessa del suo nome: psychè, ossia anima.

Cosa ne sanno dell’anima la medicina e la psicologia ufficiali? Asservite entrambe al potere e all’autorità, hanno perso la forza semplice della domanda: “Perché?” Perché l’uomo respira? (e non l’anatomia del polmone); perché l’uomo pensa? (e non la sezione del cervello); perché l’uomo ama? (e non i trapianti di cuore); perché l’uomo è così com’è? Cosa in lui lo differenzia da tutti gli altri esseri della creazione? Cosa vive e pulsa di così invisibile in lui da renderlo, ad esempio, capace di parlare? Cos’è la parola?

 La Parola è la sostanza vivente di ciò che è divino. Le parole si formarono in un tempo lontano, quando le antiche madri di allora cominciarono ad accogliere certi suoni provenienti dal cosmo e li trasformarono in canti, in danze e alla fine in parole. Da allora, attraverso le parole, si crearono le basi della civiltà.

E se ora dobbiamo costruire una nuova civiltà, dobbiamo riappropriarci del senso sacro della parola, ed usarla per il suo scopo fecondante. La Parola unisce uomini e unisce mondi.

La parola crea, la parola produce nascite. La donna è colei a cui è affidato il grande Compito della Nascita.

La nascita delle civiltà proviene dalle donne. In quella potente affermazione di Rudolf Steiner: “Non è esagerato dire che le nazioni civili hanno una struttura corporea e un’espressione, come pure certi fondamenti della vita fisiopsichica che derivano loro dalla donna” ci sta qualcosa che non ha a che fare soltanto con il passato, ma anche con l’oggi e con il futuro. Se la donna ha dato l’impulso nel passato al sorgere delle civiltà, essa lo darà ancora per tutto ciò che verrà. Questo è scritto nei testi sacri e risponde anche alla logica del divenire storico. Siamo davanti alla nascita di un mondo nuovo, non può essere che la donna colei che lo partorisce, colei che porta in sé le forze in grado di dargli vita.

Con questo non si vuol togliere nulla alla meraviglia del mondo maschile, alla sua pregnanza di volontà, equilibrio ed essenzialità. Avere giudizi negativi sul maschile porta un disturbo alle perfette leggi della vita, e crea una scissione che la donna non può volere in sé.

Ogni essere umano ha attraversato incarnazioni maschili e femminili, e se una donna si trova a soffrire in questa vita a causa di un uomo, dovrebbe forse riflettere su che uomo sia stata nelle precedenti incarnazioni, oppure se deve affrancarsi oggi nel comprendere le caratteristiche maschili. Lo stessa cosa, invertita, si può dire per l’uomo.

Quindi non intendo assolutamente parteggiare per la donna e sminuire il valore maschile, ma semplicemente identificare nella donna la natura più propriamente compenetrata di anima.

All’uomo nuovo, alla nuova figura maschile che già si affaccia all’orizzonte di questa civiltà nascente, appartiene in uguale misura il mondo dell’anima, deve solo cercare di penetrarla. Questo nuovo maschile ha forza nei muscoli e forza nello spirito, e un moto vivente autentico e non represso nell’anima. E tutto questo non ha nulla a che fare con ciò che si può definire “effeminato”. Le sue parole sono parole maschili, e così i suoi pensieri e le sue azioni. Ma nel profondo vibra quell’antica canzone, e quando egli s’accosta ad una donna la sa comprendere e farsene alimentare.

Quando parla con una donna la capisce, e se non la può capire, cerca di capirla. Legge i libri che lei legge, ascolta la musica che lei ama, si rende partecipe ai moti del suo cuore. Le offre la sua forza che per lei è sicurezza, le offre il suo sguardo sul mondo sociale, mondo ch’egli può affrontare senza lacune nella volontà, senza cedimenti nell’azione, senza incoerenze nel pensiero.

Da sempre il maschile accende ciò che il femminile concepisce, sviluppa  e partorisce.

Quel lampo di fuoco, che è Spirito, tanto nella vita biologica quanto in quella del cosmo, sarebbe destinato a finire nel nulla, senza il calice del grembo, senza il calice dell’Anima. Ella è il ricettacolo di un infinito mistero. Tale mistero sta per sorgere a nuovo.

Finora si è svolto in qualche luogo privato, nelle sere dopo cena, con un libro e una canzone accanto a un camino o attorno ad un tavolo, sedute su un tappeto in armoniose condivisioni, nel cerchio di una danza, nel ricordo delle “tende rosse” e della saggezza delle antiche madri. Sono stati ritrovati i canti e le leggende delle donne sciamane, i rituali delle dee, il significato occulto della Luna e la sacralità del fuoco di Vesta, il mito delle “donne che corrono coi lupi”. Si sono riscoperte le Acque-Madri, i luoghi di culto a Maria, il Vangelo di Maddalena, la natura della saggezza nella Sofia, e molto, molto altro.

Ma tutto questo è avvenuto fuori dal fragore del mondo esterno. E’ avvenuto nella mitezza e nella dolcezza. Esternamente non ha frenato l’irrompere della tecnica, la corsa alla competizione e al potere. La saggezza primordiale del femminile ha protetto i figli fino a dove è stato possibile, all’interno delle famiglie e a volte nelle scuole quando un’educatrice sentiva vibrare in sé l’anima di un bambino. Quello che è stato fatto si è svolto sempre all’interno del piccolo focolare domestico o nella condivisione pratica dei compiti quando la coscienza era abbastanza desta per comprenderne il valore.

Nel mondo di coloro che sono al potere, però, le donne hanno gridato come gli uomini. La guida della società dovrà avvenire in un altro modo. Ciò che si è svolto nelle cerchie private di donne o all’interno delle famiglie, dovrà ora uscire. Non ci sarà futuro senza fratellanza, senza condivisione, senza partecipazione, senza unione. Non ci sarà futuro senza una mano che si dona a un’altra mano e che fa sorgere dalle macerie la bellezza e la fecondità dei propri segreti…..

Il rapporto psicoterapeutico come atto d’amore: una sfida per il nostro tempo

Molto vien detto su cosa fare e come affrontare questi tempi bui.

Dopo un primo momento di grande spinta sociale, proteste nelle piazze e ampia diffusione di interventi sul dissenso tramite i social, ora a che punto siamo? Che cosa ci aspetta e qual è il modo migliore di prepararci a ciò che accadrà? È possibile modificare in qualche modo il corso degli eventi?

Alcuni dicono che bisogna unirsi, altri che bisogna fare un lavoro su di sé. Io penso che sia necessario fare un lavoro su di sé per potersi poi unire ad altri, per poter veramente comprendere gli altri. Il recente insuccesso delle elezioni, molto prevedibile, data la frammentazione dei gruppi che si esprimevano contro il Sistema, è stata la prova di quanto difficile ancora sia l’unione. E quanto abbiamo visto avverarsi in politica, è ciò che sta succedendo nelle relazioni interpersonali, nelle famiglie, nella coppia, nelle amicizie, nei gruppi di lavoro e nelle piccole e grandi comunità. La difficoltà di relazione interpersonale è sempre più evidente, a volte porta a drammatiche spaccature e profonda sofferenza, che si aggiunge alla già difficile situazione imposta dal Sistema.

Da una parte viene da pensare che sia molto lontano, nel futuro, il tempo in cui l’essere umano possa mettersi veramente in ascolto di un altro essere umano e condividerne o accoglierne i vissuti interiori. Da un’altra è assolutamente necessario e urgente cercare questa “purificazione” nelle relazioni, senza la quale non possono formarsi le comunità animate da autentica fratellanza, ossia centri di Luce, contro i quali le Forze dell’Ostacolo non possono agire.

Ma perché avvenga questa unione, è necessario prima aver trovato l’unione con se stessi.

Se prima non incontro il mio vero Io, se prima non mi confronto con le difficoltà o le ombre ancora presenti nella mia anima, non sarà mai possibile arrivare all’unione con l’altro.

Una delle possibilità per incontrare se stessi è oggi il rapporto psicoterapeutico.

La psicologia e la psicoterapia hanno purtroppo subito il grande affronto che la scienza materialistica ha portato in tutte le discipline, comprese quelle umanistiche, le quali avrebbero dovuto esserne maggiormente preservate. I testi di psicologia si basano spesso su tecniche dei test, statistiche, studi cognitivisti e comportamentisti, con il risultato di paragonare l’uomo ad un computer e indicando, quale soluzione ad un uomo che sta cercando il senso della sua vita, la semplice modificazione degli aspetti più esteriori della sua personalità.

A questa sterile visione dell’essere umano e dell’immensa ricchezza che abita in esso, si può opporre quale sfida per il nostro tempo, una psicoterapia spirituale. Nomi come Carl Gustav Jung, o Roberto Assaggioli dovrebbero riempire le biblioteche e l’anima di un terapeuta che veramente desideri ricondurre l’essere umano alla propria Individualità. Su di loro si leva ulteriormente il gigantesco lavoro di Rudolf Steiner.

Rudolf Steiner non si è occupato di psicologia in senso stretto, ma ogni insegnamento da lui portato, ogni frase dei suoi numerosissimi libri, è un dono per l’anima, un insegnamento che oltre a rafforzare la figura del terapeuta e i contenuti che costui può offrire ad un suo paziente, dà una visione così completa e sperimentabile dell’uomo, che non si può non riconoscerne la verità e la profonda forza trasformativa.

L’Antroposofia è quanto di più elevato il mondo dello Spirito abbia potuto offrire all’uomo. In questo senso si pone come via d’elezione per un lavoro di ricerca su se stessi, e di conseguenza, come via d’accesso all’interiorità dell’altro e ad un’unione che non sia dettata soltanto da un superficiale concetto di dissenso o di libertà, ma da un autentico “destarsi all’anima altrui”.

Come possiamo intendere una psicoterapia antroposofica?

Terapia, che nel greco antico è therapeia, significa servizio. Il terapeuta sarebbe quindi colui che serve, che si mette a disposizione, che si prende cura, che ha premura ed interesse per la persona o la situazione per cui si mette al servizio. Terapia ha anche un’accezione che si può intendere come un “soffrire con”, un partecipare empatico alla sofferenza o ai problemi altrui.

Al giorno d’oggi tale termine sembra aver completamente smarrito il suo senso originario. Se pensiamo a quando un medico dà una terapia, che in genere significa prescrivere dei farmaci, sappiamo che in questo c’è assai poca partecipazione alla sofferenza dell’altro, più spesso c’è un obbedire a degli ordini che vengono imposti o suggeriti da fonti che sono del tutto impersonali e lontani da ciò che vive in quel momento nell’anima di chi ha chiesto un aiuto.

Lo stesso uso della parola terapia non è corretto. Infatti, si dice: “le dò una terapia”, oppure, “ha preso la terapia”? Ma la terapia non è qualcosa di materiale che si dà, terapia non è un oggetto, ma un’azione, un’azione che richiama il servire.

Una psicoterapia vuol dire allora mettersi al servizio della psiche dell’altro. Psiche vuol dire anima, quindi il terapeuta si dovrebbe mettere al servizio dell’anima del suo paziente.

Ma cos’è l’anima e come si fa a mettersi al suo servizio?

Un po’ tutta la psicologia si occupa dell’anima, ma assai poche volte si trova, nei libri di testo dell’Università, la parola Anima. Lo stesso vale per la parola Amore.

Queste due parole, Anima o Amore, avevano invece per me fin dalla prima infanzia una risonanza tra loro simile nell’espansione interiore che producevano, come di un ampio respiro che collegava al tutto, al mondo, al cielo. Ma quando decisi di studiare psicologia per capirci qualcosa di più, trovai purtroppo che questi due termini erano quasi totalmente ignorati.

Gli studi universitari trattavano di dinamiche affettive, emotive, di sessualità, di complessi ed altro, ma queste due parole, Anima e Amore, restavano un mistero dal punto di vista della comprensione della loro essenza.

Tuttavia, nella mia professione e nei miei scritti io le ho sempre usate, con molta gioia e con una certa intensità, e ho potuto notare che questo faceva molto bene alle persone che ho avuto in trattamento. Oggi mi diventa sempre più raro parlare di psiche, bensì di anima. E sull’amore, pur con il dovuto grande rispetto che questa parola merita, nel suo carattere di eternità (amore significa “senza morte”) quando sento che l’anima dell’altro è abbastanza aperta per ricevere questa parola e tutto il suo nutrimento, allora la pronuncio.

Su queste due parole, Anima e Amore, mi è venuto incontro il grande Rudolf Steiner, che in un certo senso le mette insieme e mi ha dato modo di comprendere finalmente l’affinità che esiste tra loro, oltre che a spiegare cosa avviene veramente in terapia, o meglio in una psicoterapia.

Ecco le sue parole, tratte dalla decima conferenza dell’O.O. n. 120, “Le manifestazioni del Karma”, del 1910:

Che cos’è l’essenza dell’animico?… Se indagassimo con mezzi scientifico spirituali la sostanza, la reale essenza fondamentale dell’animico… ci si paleserebbe che tutti i fenomeni animici sulla Terra, pur così diversi, ci si presentano come modificazioni, come molteplici trasformazioni di ciò che deve essere chiamato amore. Ogni moto di carattere animico, dovunque esso si presenti, è in qualche modo amore modificato”.

Poi aggiunge, e qui Steiner comincia a far riferimento ai “terapeuti psichici”, come lui li chiama:

“Che cosa è stato contaminato dall’elemento luciferico della nostra Terra? L’amore! Pertanto soltanto con un apporto d’amore possiamo avere un reale aiuto affinché l’elemento karmico  si svolga in maniera adeguata e giusta”.

“In tutto ciò che diventa causa di malattia (Steiner intende sia la malattia sul piano fisico che su quello psichico) dobbiamo vedere nell’amore che è stato leso nell’animico dall’influsso luciferico, un elemento a cui dobbiamo aggiungere qualcosa. Dobbiamo infondere amore affinché possa essere un aiuto il fluente atto d’amore”.

Ecco, questa dovrebbe essere una psicoterapia: un fluente atto d’amore.

Ovviamente, queste considerazioni sull’amore quale aiuto in terapia, affondano le loro radici sull’ampio tema del karma, o del destino, e sulla domanda che ogni medico, psicologo, educatore, dovrebbe porsi nella sua opera di aiuto all’altro. La domanda, che ha un’importanza enorme, sia per quanto riguarda il destino individuale che il destino della Terra tutta, è: che diritto abbiamo, che diritto ho di togliere il dolore a qualcuno, se questo dolore è per costui un mezzo di redenzione, di trasformazione, di purificazione, di liberazione dal suo Karma? Non è che togliendogli il dolore vado ad agire contro una grande Legge che soltanto esseri divini possono governare? È possibile per un uomo agire sul Karma di un altro uomo?

La risposta è: Sì, è possibile, a condizione, che questa azione sia un’azione d’amore. Solo attraverso l’amore non ci poniamo in contrasto con le leggi evolutive.

La Terra ha per sua missione il divenire Cosmo dell’Amore, così come l’Antica Luna fu il Cosmo della Saggezza, e l’Antico Sole il Cosmo del Vigore. La Terra sarà il Cosmo dell’Amore, gli esseri umani gli Spiriti della Libertà (poiché non c’è Amore senza Libertà) e quindi è chiaro che le nostre azioni, anche al di fuori di una psicoterapia, dovrebbero andare sempre, sempre nella direzione dell’amore, altrimenti non ci facciamo partecipi dell’evoluzione terrestre, rischiamo di bloccarla.

In questo senso, quello che abbiamo vissuto in questi due, ormai quasi tre anni, è stato tutto fuorché amore. Se pensiamo ai vaccini, ad esempio, cioè alla “terapia” vaccinale (perché così la chiamano), cosa ha a che fare con l’amore, con il servizio, con il prendersi cura attraverso una certa premura, una certa preoccupazione, quando viene invece imposta forzatamente, con ricatti che ledono in massima misura la libertà e la dignità dell’uomo? È abbastanza chiaro che chi agisce dietro le quinte di tutto questo ha tutto l’interesse a bloccare l’evoluzione dell’uomo e della Terra. Ed è chiaro che questa non è terapia e che l’umanità è stata ingannata.

Poi Steiner continua: “Cosa viene comunicato dal terapeuta a chi deve essere curato?… Il fenomeno è da intendersi nel senso più elevato come un atto di sacrificio, l’immolazione di una forza che altro non è se non forza d’amore trasformata…”.

In queste pagine poi viene spiegato come tra terapeuta e paziente si verifichi una sorta di scambio di tensioni, una polarità, come tra un polo positivo e negativo. Qualsiasi sia la tecnica che viene usata, ciò che veramente “cura” l’altro è la “sostanza” interiore del terapeuta, che viene offerta in sacrificio a colui che deve essere curato.

Usare oggi il termine sacrificio può forse portare dei dubbi. Anche il nostro attuale papa si è pronunciato negativamente rispetto a questo termine, collegandolo a una forma di sofferenza ormai superata, ma il termine sacrificio va inteso nel suo senso originario, di sacrum facere, rendere sacro.

E cos’è questo sacro?

Credo che per comprendere la natura profonda dell’amore dobbiamo risalire fino all’origine del nostro cosmo, del nostro sistema solare, dal quale tutto è partito, anche noi esseri umani.

Sappiamo dalla Scienza dello Spirito che il nostro cosmo si è formato attraverso il sacrificio dei Troni, questi elevati esseri angelici, chiamati Spiriti della Volontà, che hanno offerto in sacrificio ai Cherubini, cioè alla Gerarchia a loro superiore, la loro sostanza, che era appunto la Volontà. Da questo atto originario di sacrificio di una sostanza spirituale si è formato un grande globo di calore, la prima incarnazione planetaria della Terra, che chiamiamo Antico Saturno. Da questo immenso globo di calore poi è derivato l’Antico Sole, l’Antica Luna, e infine la nostra attuale Terra, la quale procederà poi verso altre incarnazioni planetarie.

Questo è un tema molto vasto ed estremamente interessante per comprendere la natura umana e la sua evoluzione, ma quello che è importante è vedere che noi esseri umani e la nostra Terra siamo sorti da un atto sacrificale, il sacrificio di ciò che chiamiamo Volontà. Tale atto ha generato il calore (un calore che possiamo definire come un tepore materno), e dal calore a poco a poco è derivata la vita.

Se ora ci chiediamo cos’è l’amore e perché l’amore è così indispensabile perché la vita e l’evoluzione possano proseguire, possiamo trovare in questo calore materno primordiale, frutto di un sacrificio, la natura vera e propria dell’amore.

Al sacrificio possiamo aggiungere quella che viene chiamata “virtù donatrice”, e questo è avvenuto su Antico Sole, e poi la “rinuncia”, che si è sviluppata su Antica Luna.

Quindi Sacrificio, Dono e Rinuncia sono le Sostanze Madri di ciò che sulla Terra sarà l’Amore, il cui esempio lo possiamo riscontrare ai massimi livelli nella vita e nelle opere del Cristo Gesù.

Questi tre termini, così fuori moda nel mondo in cui viviamo, fatto per lo più di egoismo, opportunismo, tecnicismo, materialismo fino al transumanismo, si presentano come la sfida più profonda e più evolutiva per questo tempo oscuro. Sono qualità dell’anima che formano la sostanza dell’amore, di quell’amore da cui siamo stati formati e a cui dobbiamo tendere se vogliamo salvarci e salvare la missione della Terra.

Se guardiamo ora alla psicoterapia, cioè a un atto dove un essere umano aiuta un altro essere umano a guarire dalle proprie ombre interiori, a dirigere le sue forze verso la realizzazione della propria Individualità, la quale è preziosa e custodita con cura dalle entità angeliche che ci guidano, non può prescindere da questo amore. Se non c’è nel terapeuta, almeno in un certo grado, la capacità di offrirsi, poco probabile è un risultato veramente trasformativo.

Quando Rudolf Steiner parla di questo atto sacrificale quale scambio di tensioni tra terapeuta e colui che viene curato, vuol dire che la sostanza interiore del terapeuta si riversa nell’altro, e questo accade al di là delle parole o delle tecniche che vengono usate, accade secondo processi che possono anche essere ignorati dalla coscienza di entrambi, in quanto operano nell’anima e soprattutto nell’eterico.

E’ come se un flusso invisibile di energia scorresse dalle profondità spirituali del terapeuta a quelle del paziente. Sul momento il terapeuta, che compie appunto questo atto sacrificale, cioè offre in aiuto la sua intima sostanza, ne è come impoverito, ma contemporaneamente, dal paziente e dalle forze del suo Io Superiore che vengono così attivate, si riversano forze nuove anche nel terapeuta. Quindi ciò che scorre da terapeuta a paziente, ritorna dal paziente al terapeuta rinnovato in una forma superiore.

È in questo senso che possiamo leggere le parole del Cristo: “Quando due o più si riuniscono nel mio nome Io Sono in mezzo a loro”. Cioè, quando due persone si mettono in un rapporto dialogico (la parola dialogo è formata da “dia”- attraverso, e “logos”- Cristo, quindi “dialogo” vuol dire attraverso il Cristo) con comprensione reciproca, per trasformare la vita nella direzione del bene interiore, che in altre parole significa trasformare e spiritualizzare ciò che vive nell’anima verso l’Io Superiore, allora lì agisce il Cristo. Allora lì viene compiuta un’azione che può modificare il Karma e che è consentita dal Cristo, ossia dal Signore del Karma.

Sappiamo che il nome esoterico del Cristo è “Io Sono”, quindi quando due “Io” (la cui natura è sempre legata all’Io Cristico), si mettono in ascolto reciproco, in dialogo reciproco, il Cristo stesso suggerisce loro le parole, le tecniche, la via per la guarigione o la trasformazione.

Per un terapeuta che sia compenetrato di Scienza dello Spirito, sarà molto più facile e con tempi abbreviati porgere aiuto, perché la sua anima sarà più intensamente formata in senso spirituale e quindi più vicina a quanto ogni anima chiede per il suo risanamento e la sua evoluzione.

Tuttavia, ogni relazione terapeutica veramente sana e libera, che si compia attraverso un’ apertura onesta e priva di giudizi e pregiudizi, dove la fiducia sia il suolo delle parole pronunciate e dell’invisibile linguaggio del corpo che traduce con sincerità la purezza delle intenzioni degli “Io”, allora questa relazione diviene veramente un reciproco dono, una forma autentica di amore incondizionato, e quindi una via per raggiungere nell’oggi quell’intima pace di cui abbiamo tanto bisogno e a cui dobbiamo tendere perché il caos in cui stiamo vivendo, che altro non è che il riflesso del nostro caos interiore, si risolva nella tensione positiva verso l’Essenza, verso l’Essere, verso l’Individualità, ossia verso la scoperta della nostra natura spirituale alla quale, in quanto esseri umani, profondamente aspiriamo.

Incontrare i defunti

“Dobbiamo avere chiaro che i fili spirituali intessuti tra le anime dei defunti e noi stessi non vengono spezzati dalla morte, continuano ad esistere, divengono anzi molto più profondi dopo la morte di quanto non lo fossero qui. Quanto ho detto va accolto come una verità solenne, colma di significato”

Rudolf Steiner, “Il mistero del doppio”, O.O. 178

Il 1° di novembre, ricorrenza di Ognissanti, è un giorno colmo di significati simbolici, provenienti da antiche culture e ritualità dell’emisfero settentrionale.

Nella tradizione celtica questo era il giorno in cui aveva inizio “la Stagione Oscura”, la quale durava fino al 1° di maggio, giorno che apriva “la Stagione Chiara”.
Può essere valida anche oggi questa divisione dell’anno in due parti: la stagione dell’Ombra e la stagione della Luce.
Nei sei mesi di oscurità, che iniziano con il 1° di novembre, si apre il contatto con tutto ciò che è segreto, con l’inconscio, con i misteri della natura e con i misteri dell’anima umana. Questo giorno è “fuori dal tempo”, in esso si assottiglia il confine che divide il mondo dei vivi dal mondo dei morti, oppure, più ampiamente, il mondo della materia dal mondo dello spirito.
Situata nel cuore dell’autunno, questa festa ci ricorda che dentro la morte è contenuta la vita: la natura muore per rinascere a primavera, e l’essere umano muore a se stesso per rinascere nella propria interiorità.
Gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre sono colmi di questo aspetto di morte-rinascita, della grande trasformazione interiore che ci avvicina al “Santuario dell’Essere” e che troverà la sua massima espressione nel Natale.
Questo tempo di accettazione della grande morte della natura porta a scoprire nell’interiorità dell’anima e nel tepore delle case, l’intimità con se stessi, con la propria Luce divina. Ed è tramite questa Luce che possiamo unirci alle anime di coloro che ci hanno lasciato.
Il “confine tra i mondi” è più sottile, e le anime dei nostri cari possono comunicare con le nostre e noi con loro. E’ il momento giusto per rivolgere loro preghiere, per meditare su quanto ci hanno donato in vita, e per “leggere” a loro.
Questa lettura ai defunti, è quanto Rudolf Steiner invita a fare per aiutare i nostri cari nel loro viaggio ultraterreno.
E’ importante procurarsi dei testi della Scienza dello Spirito che parlano della vita dopo la morte e, immaginando il defunto davanti a noi, leggergli a voce alta cosa accade nei mondi spirituali. Possono essere utili anche alcuni passi dell’Apocalisse relativi alla Gerusalemme Celeste o il Prologo del Vangelo di Giovanni.

“Quando facciamo la lettura a un defunto, se egli ci sente gli facciamo un favore. Se non ci sente, prima di tutto facciamo il nostro dovere e lo porteremo forse ad ascoltarci, ma in ogni modo, ci conquistiamo quantomeno qualcosa, visto che ci riempiamo di pensieri e idee che possono diventare un nutrimento per il defunto… In ogni caso, nulla va perduto. Ma la pratica ha dimostrato che, effettivamente, la presa di coscienza di quello che viene letto è straordinariamente diffusa tra i defunti, e che un enorme servizio può essere fatto a coloro per cui leggiamo contenuti di saggezza spirituale.”  R.  Steiner, O.O. 140

Una semplice meditazione per incontrare un defunto è la seguente:

  • Si pensa intensamente un momento particolarmente significativo vissuto con la persona cara;
  •  ci si immagina la situazione in tutti i dettagli;
  • quando tali ricordi sono diventati del tutto vivi e nitidi, si cerca di smorzare i pensieri e si lascia vivere i sentimenti che si sono risvegliati nell’anima;
  • si offrono alla persona amata tali sentimenti viventi;
  •  si può porre, a questo punto, una domanda;
  •  si attende poi la risposta con tutta calma.

In questo modo si stabilisce un colloquio.

I momenti migliori per contattare i defunti sono il momento dell’addormentamento e il momento del risveglio. Prima di addormentarsi è bene porre la domanda e al risveglio è probabile arrivi la risposta. E’ necessario avere fiducia, calma, concentrazione e distacco dalle cose quotidiane. Con la pratica si diventa sempre più sensibili e ricettivi a quanto i defunti hanno da comunicare. Spesso le sensazioni e i pensieri con i quali ci svegliamo, prima che le normali attività prendano il sopravvento, ci sono portati dai nostri cari scomparsi.
E’ importante credere che possiamo darci un aiuto reciproco.
Se cominciamo a prendere confidenza con tutto ciò che la morte rappresenta, con tutta la bellezza che è racchiusa nel processo evolutivo che attraverso la morte ci porta a forme di vita sempre rinnovate, se parliamo ai nostri defunti come se fossero ancora viventi (perché lo sono), la ricorrenza del 1° novembre non sarà una semplice visita al cimitero, ma un momento di dolce abbandono alla propria e all’altrui anima, nella certezza che tra Terra e Cielo esiste solo un velo sottilissimo, e che tutti siamo parte di un’unica Vita.

Cari Ragazzi, non lasciatevi strappare la volontà.

Una lettera ai giovani ispirata ai principi della Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner.

Un libro che parla ai giovani da una nuova prospettiva, riconoscendo il valore di quanto hanno da dire e da offrire al mondo e di quanto questo mondo li abbia traditi nella più intima natura dell’anima.

Una lettera di speranza e di coraggio per un cambiamento che è estremamente urgente.

Cari ragazzi….. coraggio,  guardatevi! Lo sguardo deve volgersi all’interno se volete capire chi siete; se volete ricordare la vostra origine; se volete conquistare il trono che già vi appartiene; se volete collaborare con il destino anziché subirlo; se volete che il viaggio in questa Terra sia ricco d’incontri, di esperienze, di conoscenza e amore. Ricordate la vostra origine. Siete venuti a portare un messaggio nuovo. Da tempo vi stavamo aspettando. Dovete superare tutti gli inganni in cui vi abbiamo fatto inciampare…..

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Il Maestro dei Maestri

Rudolf Steiner:
un dono senza limiti

Tra le migliaia di curiose domande che si affacciavano alla mia mente quando ero piccola, una era questa: perché le lucciole fanno luce?

Chi sono le lucciole? E perché “chi” sono, e non “cosa” sono?

Tutto ciò di cui Rudolf Steiner parla è un “chi” e non un “cosa”.  In tutto vive lo Spirito e la singola essenza di ogni essere (anche una pietra è un essere, anche un filo d’erba, anche una nube) appartiene allo Spirito. Perciò è un “chi”, ogni cosa creata ha uno scopo ed un suo posto degno di rispetto in questo nostro pianeta e nell’universo. Continua a leggere “Il Maestro dei Maestri”

SAN GIOVANNI E IL SOLSTIZIO D’ESTATE

IL TRIONFO DELLA LUCE, L’OFFERTA DELLA TERRA AL SOLE, L’ANIMA UMANA SI APRE AL COSMO.

Tra le infinite magiche cose donateci da Rudolf Steiner vi è quella della relazione tra la luce delle lucciole e le immagini della Terra nei giorni di San Giovanni.

Egli dice che le lucciole accendono le loro piccole luci nei campi di grano nelle notti d’estate, per ricordare agli uomini come appare la Terra agli Esseri che la osservano dalle lontananze cosmiche nei giorni del solstizio: una luce che s’accende nel cosmo. E come la Terra, anche gli uomini si “accendono” e risplendono nello spazio. Continua a leggere “SAN GIOVANNI E IL SOLSTIZIO D’ESTATE”

ANIMA-LI: un dono per la nostra evoluzione

“Voi siete là fuori, o animali. Se voi soffrite, soffrite qualcosa che torna a vantaggio di noi uomini. Noi uomini abbiamo la possibilità di vincere la sofferenza; voi la dovete sopportare. Noi vi abbiamo lasciato la sofferenza e ci siamo presi il superamento”[1]

Rudolf Steiner evidenzia, attraverso queste intense parole, ciò che il mondo animale con il suo sacrificio ha dato e continua a dare all’essere umano.

Come sottolinea il termine stesso, la parola animale risuona con l’anima e con tutto ciò che abita nell’anima, nel mondo del “sentire”. Piacere e dispiacere sono propri all’uomo come all’animale, e questo permette, a uno sguardo ampio ed amorevole, di sviluppare un sentimento di fratellanza e comunione con questi amici che popolano il nostro pianeta e senza i quali non sarebbe possibile la Vita, né la Bellezza della vita. Continua a leggere “ANIMA-LI: un dono per la nostra evoluzione”

San Michele, la festa degli uomini liberi

Rudolf Steiner credeva profonda­mente nell’importanza di creare una festa per Michele, per questa Maestà dei mondi spirituali, che oggi è la guida di tutti coloro che con coraggio ed entusiasmo si ac­cingono a trasformare il male in bene.
Il 29 settembre dovrebbe diventare un giorno celebrativo di particolare intensità spirituale, qualora si rico­noscesse nell’Essere di Michele Colui che opera a fianco del Cristo per condurre l’uomo verso la sua autentica meta: la libertà e l’amore.
La ricorrenza di San Michele si colloca nei giorni del primo au­tunno, quando la natura comincia a chiudersi e le forze cosmiche si ri­tirano nel cuore della Terra; quando la nostra anima, allo stesso modo, si rivolge verso se stessa, nel calore della rinnovata intimità. L’azione di Michele in prepara­zione al periodo autunnale inizia ancora ad agosto, con la caduta delle meteoriti, il cui ferro forma la sua spada cosmica. Essa discende dalle altezze della Via Lattea fino alla Terra e porta all’uomo le forze per stare nell’interiorità, per non scivolare nell’illusione dei sensi fisici, nell’illusione della materia, ma per trovare dentro di sé le vie di cono­scenza ed autoconoscenza. Tutti riconosciamo nell’Arcangelo Michele (ora passato al livello su­periore di Archai, o Spirito del Tempo) colui che lotta contro il drago, contro le forze del male che sempre ci tentano e alle quali Mi­chele si oppone con la sua spada che tiene il drago immobile in basso. Michele non lo uccide, ma arresta il suo movimento affinché non si alzi al livello del cuore.
Il cuore è la sede dell’amore, ma è anche il luogo che Michele custo­disce quale dimora di un nuovo pensare, di un pensare puro, libero, elevato, un pensiero che si apre ol­tre l’intellettualismo e la raziona­lità.
La spada di Michele non è simbolo di morte, ma di protezione dal male e anche di elevazione. Egli infatti indica con essa, levandola verso il cielo, la vera natura superiore dell’uomo.
Altri suoi simboli sono la Bilancia, che indica il raggiungimento dell’equilibrio, ma anche la possi­bilità di “pesare” il bene fatto; e la Piuma, con la quale egli pesa l’anima, perché soltanto se l’anima è leggera (pura) come una piuma può passare la Porta del Sole (Pa­radiso).
Oggi è quanto mai necessario avvi­cinarci al mistero che circonda questa sublime figura, così vicina al Cristo (egli è anche chiamato “Il Volto del Cristo” e “Guardiano della Porta del Sole”, ed il Sole è la dimora del Cristo e del nostro Io Superiore) e contemporaneamente così vicina alla Terra e ad ogni uomo che con buona volontà e retto pensare accoglie il suo im­pulso.
E’ necessario, perché Michele è in questo tempo il Reggente Celeste della nostra Terra. Gli arcangeli si susseguono nella reggenza ogni 350 anni, ed ora siamo nell’era di Michele, che iniziò nel 1879 e che durerà fino al 2250 circa. Michele successe a Gabriele, il cui impulso era la protezione della maternità e dei legami di sangue. Michele porta invece un impulso del tutto nuovo. Egli invita alla fratellanza tra i popoli al di là del sangue e delle razze, invita al coraggio (core-agire = azione del cuore), in­vita a sviluppare la conoscenza spi­rituale, l’esercizio del pensiero che si eleva sui pensieri “pensati” e at­tinge direttamente dal mondo delle Idee Universali. La lotta che egli svolge con il drago è soprattutto lotta tesa a preservare l’intelligenza-saggezza dal suo de­teriorarsi nel materialismo. Tale intelligenza, che fin dai primordi fu custodita da Michele nei Mondi Superiori, è ora disponibile all’uomo sulla Terra, e pertanto può essere facilmente “rubata” dai Poteri Oscuri che operano nelle no­stre istituzioni, e che la usano in modo totalmente materialistico. Di tale intelligenza sono colme le scuole e le università, volte ad ot­tenere come risultato lo sviluppo di un pensare nozionistico e tecnici­stico, un pensare freddo, privo di sostanza vivente, un pensare che muore in se stesso.
Alle anime dei bambini e dei gio­vani d’oggi, assetati di conoscenza e di verità, viene offerto un pen­siero morto che sviluppa altri pen­sieri morti e spegne la coscienza, fino a giustificare e propugnare qualsiasi forma di negazione di vita (tecnologia distruttiva, manipola­zioni genetiche in campo sanitario ed alimentare, clonazioni, speri­mentazioni su animali e feti umani, vaccinazioni di massa…) In questo mondo di tenebre, di intelligenti pensieri resi morti dal drago (Arimane-Satana), Michele si leva come Speranza, come Forza, come purissima Luce.
Egli, “il fiammeggiante principe del pensiero”, guarda al nostro pensare e al nostro agire volonte­roso in conformità al libero pensare e all’impulso del cuore. Egli acco­glie ogni nostra azione svolta in li­bertà e protegge tutti coloro che sono in grado di pensare da sé, che sanno riunirsi in gruppi o comunità per affinità d’anima e di ideali mo­rali sgorganti liberamente dalle forze dell’individualità cosciente ed autocosciente.
Michele è dunque oggi vicino alla Terra e all’uomo. Egli guarda con particolare attenzione al lavoro de­gli antroposofi, in quanto l’Antro-posofia è proprio il dono che Michele ha fatto all’umanità, attraverso il suo servitore più grande: Rudolf Steiner.
L’Antroposofia (anthropos= uomo; sophia=saggezza; saggezza del-l’uomo) è la scuola di Michele sulla Terra e compenetrarsi di tale impulso di conoscenza significa già essere suoi discepoli. Tuttavia, anche se non si è antroposofi, è pur vero che ci siamo tutti “incarnati” in questa era micheliana; un’era in cui è anche presente il Cristo sul piano eterico adiacente alla Terra, un’era in cui Maria-Sofia attra­versa il suo settimo anno cosmico, un anno (che corrisponde ad un se­colo in termini terreni) di compi­mento.
E’ davvero un periodo speciale e probabilmente unico quello che stiamo vivendo, dove le forze di Luce non sono mai state così alte, ma dove, in contrapposizione, si muovono altrettante forze di tene­bra. E’ necessario non sprecare un’opportunità così grande, un Bene che arriva dai Mondi Supe­riori ad ogni anima che si apre fi­duciosamente e coraggiosamente alla Conoscenza, quella Cono­scenza che oggi è solo all’inizio del suo operare e che sarà il nutri­mento di ciò che deve accadere in futuro.
Per questo oggi è importante una festa per Michele. Essa significa una festa per la Libertà, per la Ve­rità, per la Saggezza che vive nel cuore. E più che mai risuonano con forza per tutti noi le parole che Rudolf Steiner diede nel suo ultimo discorso, proprio il 29 settembre:

… “E voi, figli della conoscenza spirituale,

accogliete il saggio cenno di Michele,

accogliete la parola d’amore del cosmico volere creatore

nelle mete supreme dell’anima vostra”.